Mamma si accampa davanti al municipio di Conegliano per avere una casa

«Neppure un euro dal mio ex marito, ho due figli a carico» Il Comune aiuta la famiglia: «Non resteranno per strada» 

CONEGLIANO. Ha trascorso la notte tra venerdì e sabato in una tenda posizionata sui gradini davanti all’ufficio dei Servizi sociali del Comune. Non per protesta, ma proprio perché lei e i figli sono rimasti sulla strada. Sfrattati da casa e sfrattati dall’albergo dove risiedevano temporaneamente. I volontari, che in questi giorni sono stati vicino alla famiglia, si sono rivolti al sindaco Fabio Chies e una sistemazione provvisoria è stata subito trovata: sempre nell’hotel che accoglie, meritoriamente, i casi di emergenza sociale.

Parliamo di una signora di 45 anni, di origine marocchina, da 13 anni in Italia, con due figli di 18 e 13 anni, divorziata, a cui il marito non passa gli alimenti, quindi abbandonata alla sua sorte con i due figli. E, per di più, sfrattata per morosità. Ha un lavoro regolare come badante, non è clandestina, ma con due figli a carico non riesce ad arrivare a fine mese e a pagare l’intero canone di affitto. Per sette anni ci è riuscita, «ma da qualche tempo no, perché non riesco neppure ad acquistare di che mangiare» spiega.

Dopo lo sfratto, la famiglia si è rivolta al Comune di Conegliano e ha trovato ascolto da parte degli uffici, che hanno pagato 7 giorni di albergo in un esercizio alla periferia della città, nell’attesa di un’alternativa. L’altro ieri è arrivato anche lo sfratto da parte dall’hotel: il Comune non aveva avvertito che l’accoglienza sarebbe dovuta continuare qualche altro giorno. Domattina la signora e i figli troveranno sistemazione provvisoria, a cura del Comune, con il sostegno dei volontari e del sindacato.

«L’amministrazione comunale si sta adoperando da tempo - conferma il sindaco Fabio Chies – nell’assistenza a questa famiglia che è a rischio indigenza, perché un reddito solo non basta. Il Comune dispone di alloggi per le emergenze, soprattutto per chi non è in grado di pagare neppure una parte del canone, ma queste sistemazioni sono già tutte occupate per i casi più gravi». Questa situazione è complessa perché, essendoci la disponibilità di un reddito, non può essere considerata nei primi posti della classifica di chi aspetta un tetto. «Casi come questo – informa Chies – sono sempre più numerosi e più pesanti». 

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