Mago Forest conquista Zelig: io conduttore scalcinato

«Io e Teresa? Un matrimonio combinato. Ma è combinato anche quello tra l'aperol e il prosecco, eppure lo spritz piace. Certo, Zelig è Bisio e Bisio è Zelig, ma forse aveva voglia di tirare il fiato, dopo 15 anni. Nella prima puntata farà l’ospite. Ci hanno chiamati ed eccoci qui».
Il sicilian-trevigiano Michele Foresta in arte Mago Forest e la sicilian-milanese Teresa Mannino sono i nuovi conduttori di Zelig, la trasmissione in prime-time più fortunata di Mediaset. «Perché hanno scelto due siciliani? Ormai certi lavori quelli del Nord non li fanno. Restiamo solo noi del Sud. E ho l’impressione che presto ci delocalizzeranno. Scherzi a parte, credo che i tre capi abbiano valutato alcuni fattori: io e Teresa avevamo frequentato Zelig come comici e avevamo pure un’esperienza di conduzione: hanno deciso di mettere insieme il gin e l’acqua tonica pensando che ne verrà fuori un gin-tonic gradevole».
In questi giorni, quelli che precedono il grande debutto agli Arcimboldi, Michele Foresta, a Treviso dove abita insieme alla compagna («Scrivi che abito vicino all’Università, così ci faccio la figura dell’intelligente»), si vede poco. «È un bell’impegno. Che cerco di vivere senza snaturarmi: io sono così come mi si vede. Credo nel telespettatore. Lo ritengo più intelligente di me e da tale lo tratto. Scrivilo bene, che sennò i miei amici dicono che sono il solito presuntuoso».
Che pensa Forest del... collega che si è dato alla politica? «Penso bene. Il fatto che Grillo si sia affacciato alla politica mi fa felice. Era il momento giusto, tra l'altro. Qualunquista? La situazione del Paese è questa e lui la fotografa. I politici di professione, questi, hanno fallito e provano a continuare a farlo. Le gente dice: attorno Grillo ha gente incompetente, Grillo non ha un programma di governo. Vero, verissimo. Il suo programma è cacciare quelli che ci sono adesso? A me basta. Voterò il collega prestato alla politica».
A proposito di politica, dopo tanti anni a Treviso non gli è sfuggito il fatto che Gentilini si ricandida, a 84 anni, a sindaco della città. «Quando dico che abito a Treviso, i miei amici mi chiedono: quella Treviso? quella del sindaco razzista? Non conosco Gentilini, ma non mi piace la sensazione che provo quando mi fanno quella domanda. Forse è bene cambiare. Un cambiamento fa bene a tutti: a chi cambia e a chi è cambiato».
E a proposito, che ne dice della ri-discesa in campo del suo datore di lavoro? «Faccio il mio lavoro e loro in cambio mi danno dei soldi. Per dieci anni ho lavorato con la Gialappa’s e abbiamo sempre detto ciò che volevamo, in libertà. Mediaset è una bella azienda e in tanti anni non mi è mai stato chiesto di fare una battuta in favore del Berlusca. Né l'avrei mai fatta. Non l'ho mai votato e non lo voterò. Io faccio il mio lavoro, lui il suo».
Zelig è forse il punto più alto della sua carriera. Iniziata molti anni fa, con una gavetta vera, con spettacoli da mago stralunato nei sottoscala-cabaret delle pizzerie. Come quella volta che a Bassano del Grappa si ritrovò solo davanti alle sedie vuote. Cominciò lo spettacolo e ricevette un applauso. C’era uno dietro la colonna.
Ma ci sarà un dopo-Zelig? Lui è cosciente del rischio: «Negli ultimi anni si sono allargati i palinsesti, il rischio di essere consumati in fretta dalla televisione tritapersone c’è. Io mi limito a essere ciò che sono, a scegliermi sono altri. Certo, quello che sono lo devo anche a me, alle mie scelte, ai miei sì e ai miei no».
Quant’è serio Forest. Ma i comici sono davvero malinconici? Sono tristi? «È la solita grande balla. C’è chi è triste, chi è allegro o troppo allegro, chi è mezzo e mezzo. Io sono me stesso e non sovrappongo il personaggio alla persona. Ma mi piace ridere con gli amici e non rinuncio alla battuta, se viene». Esempio? «Una volta facevo il prestigiatore scalcinato. Ora farò il presentatore scalcinato e incompetente. A incompetenza, sono tra i migliori. L’ho già detta ad altri, ma le battute buone sono riciclabili».
Teme la concorrenza? «Quest’annata di comici è fantastica. Certo, a Ballarò hanno i politici, che producono una comicità involontaria che noi neanche ci sogniamo».
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