Mafia, consorzio già interdetto dal prefetto «Vigilanza massima su intrecci e parenti»

La società La Marca era nel mirino. Laganà: «Nessuno cerchi scorciatoie, non credo a ditte inconsapevoli e strani cda»
de wolanski agenzia foto film treviso vertice ordine pubblico in prefettura
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La prefettura di Treviso negli ultimi giorni ha emanato due misure interdittive antimafia a carico dei Consorzi stabili, di cui uno al consorzio La Marca, che ha sede in viale Nino Bixio. La rete societaria riconducibile alla famiglia Messina è al centro delle indagini delle forze dell’ordine, che hanno già ricostruito rapporti, relazioni e interessi. Un gruppo che è andato radicandosi in città, attraverso sedi e uffici, ma anche facendo partecipare al consorzio, e quindi agli appalti, aziende trevigiane.



«Come fatto da altre prefetture, questo sistema di consorzi è stato oggetto da parte nostra di provvedimenti interdittivi», conferma il prefetto di Treviso Maria Rosaria Laganà. Un intreccio svelato attraverso sentenze, documenti e dati societari, che ha messo in collegamento l’uno con l’altro quattro Consorzi. Per i giudici del Tar dell’Emilia Romagna Ebg Group – con sede legale a Bologna, ufficio a Treviso in viale Luzzatti e destinatario di una interdittiva antimafia- è legato «da una fitta rete di interessi, cointeressenze e rapporti economici e parentali» ad altri tre Consorzi Stabili: Ebg, La Marca e Europe Group. Quest’ultimo con sede a Padova in via Savonarola e con un ufficio a Treviso in via Botteniga è stato oggetto di un’altra interdittiva antimafia, ed è amministrato dalla trevigiana Valeria Cacciolato, 40 anni, candidata nel 2018 a sostegno del sindaco Mario Conte. Il Consorzio La Marca invece ha sede a Treviso in viale Nino Bixio, ed è amministrato da Jessica Messina, figlia di Nicola Messina, che è succeduta ad inizio 2019 a Nicoletta Pozzobon, moglie dello stesso Messina. L’Ebg invece oggi ha come presidente del consiglio di amministrazione Giuseppe Lombardo, 67enne di Alcamo (Trapani), che è stato preceduto da Mariano Melia e proprio da Nicola Messina. La sede anche in questo caso è a Bologna, ma il Consorzio conta anche su un ufficio a Treviso in via Podgora. In tutto questo si inserisce un’altra società, la Service & Consulting, sempre di Nicoletta Pozzobon, che gestisce anche il negozio Conte di Rocca Sicula in piazza San Vito. I giudici del Tar dell’Emilia hanno inoltre collegato due società che facevano parte di questi consorzi ad un clan dei casalesi.



«Lo Stato è vigile e a dimostrarlo sono i provvedimenti emanati dalle prefetture», aggiunge Laganà. Le interdittive antimafia rivolte ai consorzi con sedi e uffici a Treviso ha improvvisamente sbattuto in faccia alla città l’allarme infiltrazioni. E non sempre sembra riconoscibile. «Non credo all’inconsapevolezza di chi si avvicina ad attività legate alla criminalità organizzata», aggiunge il prefetto. «Ci sono alcuni campanelli di allarme che vanno colti, come amministratori di società giovanissimi e senza alcuna esperienza, presidenti che sono allo stesso tempo l’ultimo degli impiegati, parenti stretti coinvolti in altri ruoli o società. Non ci sono alibi. Mi preoccupo delle aziende che si trovano in stato di bisogno per fattori esterni o per incapacità, che possono dunque affidarsi a percorsi apparentemente facili per avere liquidità o salvare l’azienda», conclude il prefetto Laganà.



Un caso quello dei consorzi interdetti che scuote anche Ca’ Sugana, visto che Valeria Cacciolato – che lavora pure per la Service & Consulting – è stata candidata per Mario Conte alle elezioni amministrative del 2018. «Quando abbiamo scelto i candidati per le liste ci siamo fatti consegnare certificati e documenti, e su di lei all’epoca non c’era alcun problema», dice il sindaco Mario Conte, che prende nettamente le distanze dalla Cacciolato. «L’infiltrazione della criminalità organizzata preoccupa tutti noi, e individuarla non è facile perché si manifesta in formule diverse non sempre riconoscibili. È fondamentale tenere alta l’attenzione anche quando si pensa di esserne esenti. Noi facciamo il nostro, anche grazie all’iscrizione ad Avviso Pubblico, e il fatto che siano state emanate le interdittive significa che lo Stato c’è». —



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