Madre e figlia sequestrate all’uscita del Valecenter

Il bandito poi le rilascia e fugge con la loro auto: caccia all’uomo nella Marca
FILIPPI AG.FOTOFILM CASALE SUL SILE SEQUESTRO DUE DONNE DI FRONTE AL CENTRO COMMERCIALE CARREFOUR, E POI RILASCIATE ALL'ALIPER
FILIPPI AG.FOTOFILM CASALE SUL SILE SEQUESTRO DUE DONNE DI FRONTE AL CENTRO COMMERCIALE CARREFOUR, E POI RILASCIATE ALL'ALIPER
Madre e figlia rapinate e sequestrate da un bandito, armato di pistola, nel parcheggio del Carrefour, al Valecenter di Marcon, e rilasciate, dopo 10 minuti di terrore, davanti al supermercato Alìper di Casale sul Sile. È stata una giornata di caccia all’uomo, quella ingaggiata dai carabinieri, dalla tarda mattinata di ieri fino a sera, tra i territori delle province di Venezia e di Treviso. Una serrata caccia all’uomo e soprattutto all’auto, una Kia Picanto di colore blu, sottratta alle due donne, con la quale si è dato alla fuga. Non si sa chi possa essere il bandito che ha sequestrato le due donne, madre e figlia di 55 e 27 anni, entrambe di Marcon. Si sa soltanto, a parte la descrizione fisica data dalle due vittime della rapina, che ha detto di essere un “ricercato internazionale”. Le due donne, sentite nel pomeriggio dai carabinieri di Marcon, hanno dato una dettagliata descrizione del bandito, tarchiato, di mezz’età con accento romagnolo, travisato da Ray-Ban con lenti a goccia e da un cappellino nero con visiera. Un aiuto per identificarlo potrebbe arrivare dal sistema di videosorveglianza esterno al Valecenter.


Tutto è avvenuto poco prima delle 11.30, nel parcheggio davanti al Carrefour. Le due donne stavano risalendo in auto dopo aver riposto la spesa nel bagagliaio. All’improvviso, mentre stavano per partire, un uomo, robusto con cappellino nero a visiera e occhiali da sole a goccia con lenti marroncine, apre la portiera posteriore della macchina e sale di scatto nell’auto delle due donne, una Kia Picanto blu. È un italiano sui 50-55 anni. Ha una pistola, la punta verso la giovane donna che è al volante, e le ordina di partire. «Non voglio farvi del male», dice a madre e figlia. «L’auto mi serve per fuggire. Sono un ricercato internazionale. Andate verso l’autostrada». Le due donne rimangono in balìa del loro sequestratore per una decina di minuti. Il tempo necessario per raggiungere il piazzale del supermercato Alìper, in via San Michele a Casale sul Sile. Lì, bandito ordina all’autista di bloccare l’auto e scendere assieme alla madre, non senza essersi fatto consegnare la borsa, il bancomat ed il codice per prelevare i soldi. Dalla giovane si fa consegnare anche una sciarpa verde a fiori, verosimilmente per nascondere il suo volto quando poco dopo si fermerà ad un bancomat per effettuare un prelievo di denaro. Poi, si mette al volante dell’auto e prosegue la strada di via San Michele in direzione di Treviso. Poche centinaia di metri dopo l’auto in fuga è stata segnalata nella zona di Bonisiolo, di nuovo verso la provincia di Venezia.


Madre e figlia, nel frattempo, raggiungono il bar del supermercato Alìper e lanciano l’allarme ai carabinieri. Pochi minuti più tardi, ai militari della stazione di Casale sul Sile, raccontano quello che è appena successo. I carabinieri diramano via radio la descrizione del rapinatore e l’auto con la quale si sta dando alla fuga. Madre e figlia di Marcon vengono invece portate nella caserma dove vengono sentite a lungo. Le domande dei carabinieri, in particolare, si concentrano sulla descrizione fisica del bandito. Le due donne forniscono dei particolari interessanti per gli investigatori come l’accento romagnolo. Il bandito ha sempre mantenuto la calma, non ha tradito alcun segno di nervosismo e soprattutto ha detto di essere un “ricercato internazionale” a giustificazione del fatto che gli serviva l’auto per fuggire. Gli investigatori su questo particolare mantengono la massima cautela. Difficile che un bandito si lasci sfuggire dettagli di questo spessore che possano identificarlo. Non è escluso che si tratti anche di un modo per depistare le indagini.


Nel pomeriggio, gli uomini dell’Arma sono andati al Valecenter di Marcon ed hanno acquisito le registrazioni del sistema di videosorveglianza della zona esterna del centro commerciale. Un aiuto per chiarire la vicenda potrebbe arrivare proprio dalle riprese delle telecamere del Valecenter.


©RIPRODUZIONE RISERVATA


Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso