Ma Zaia non canta l’Inno «Faccio come Mattarella»

Ma è vero che la Lega Nord ha dato l'ordine di non cantare l'Inno d'Italia fino alla celebrazione del referendum del 22 ottobre? Ed è per questo che Luca Zaia, presidente del Veneto, è rimasto muto durante l'alzabandiera di ieri mattina in piazza Vittoria, come pure gli altri sindaci del Carroccio, e ha fatto sempre scena muta anche nel pomeriggio alla sfilata dei labari? «Io non canto l’Inno proprio come non lo canta il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella», ha detto il governatore Luca Zaia dopo che, anche in piazza dei Signori nel corso della consegna della “bandiera di guerra” alla Prefettura, non ha nuovamente cantato l’Inno di Mameli.
«Non è certamente questo un parametro da utilizzare», ha concluso. Sul tema è però intervenuto il sindaco di Treviso, Giovanni Manildo: «Ringrazio gli alpini per l’emozione che mi hanno dato offrendomi l’opportunità di intonare il nostro Inno», ha detto al microfono in piazza dei Signori, nel pomeriggio.
E il tema rischia di diventare terreno di polemica politica, con la Lega accusata di aver dato l’ordine di non cantare Mameli .
«È vero piuttosto», risponde invece di botto e senza giri di parole il segretario nazionale Toni Da Re, «che nessun’altra Regione ha dato agli alpini, per l'Adunata, quanto il Veneto. Quattrocentocinquantamila euro in cash e 280 mila in servizi di protezione civile e sanità. Dunque, stop alla polemica».
Fatto si è che l’unico esponente leghista a cantare l’Inno è stato il sindaco di Arcade, Domenico Presti, ex carabiniere. A piena voce, invece, la Canzone del Piave; a trascinare la comitiva il sindaco di Villorba, Marco Serena. È proprio questo, d'altra parte, il motivo musicale preferito anche dal governatore Zaia. «Sicuramente è più identitario», interpreta Da Re, «ma non per questo siamo meno rispettosi verso chi canta “Fratelli d'Italia”. Non facciamo quindi polemiche di questo genere».
In presenza di un raduno che è «la madre di tutte le adunate», Zaia preferisce non cedere alla polemica. «Io ho voluto stare lontano dal palcoscenico, per tutto il giorno ho frequentato la periferia alpina, ma dai gruppi di Torino, a quelli di Milano e Vicenza, è stata un'apoteosi», racconta l'ex sindaco Giancarlo Gentilini, «ed il popolo che mi applaude, molti dei nostri, sicuramente canta l'Inno d'Italia. Non capisco proprio perché gli amici della Lega stiano a bocca chiusa. Lo meritano, quanto meno, i caduti».
Zaia ha trascorso gran parte della giornata con il popolo dei “veci” e dei “bocia”. «Gli alpini se non ci fossero bisognerebbe inventarla. E l'Adunata del Piave sarà come un fiume di popolo. Si parla di oltre 500mila persone che raggiungeranno Treviso. Noi siamo orgogliosi perché questa è la terza adunata per Treviso», ha commentato il governatore Luca Zaia.
«Sarà una delle adunate più popolose, la madre di tutte le adunate», ha aggiunto, con la volontà da parte degli alpini di comunicare valori positivi, quelli della solidarietà, dell'essere sempre a servizio del cittadino. Quando c'è un'emergenza i primi ad arrivare sono gli alpini della Protezione Civile, con tutti i loro uomini, che allestiscono i campi. Io non posso che ringraziarli per l'aiuto dato nella nostra alluvione del 2010 e per l'intervento in tutte le altre crisi che abbiamo avuto, a cominciare dal terremoto».
E soffermandosi sui furti negli accampamenti, ha concluso amaramente che «c'è sempre qualche disgraziato, lazzarone e delinquente che pensa di approfittare della calca e del fatto di passare inosservato; io direi che ci vogliono punizioni esemplari perché questi sono degli sciacalli, è gente che comunque dobbiamo punire. Faccio appello a tutti che se vedono qualcosa che non va lo denuncino».
Francesco Dal Mas
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso