L’uomo che pianta alberi «Riforesterò la campagna»

VEDELAGO. Lo scrittore francese Jean Giono scriveva nel 1953 un libro intitolato “L’uomo che piantava gli alberi”, la storia commovente di un pastore che con impegno costante riforestò un arida valle della Provenza francese. Anche a Fanzolo esiste un uomo che vive per piantare alberi e riforestare la monotona campagna veneta. Si chiama Fiorenzo Caspon, classe 1955, non è un pastore, ma un imprenditore di un’attività con sede a Fanzolo. Nutre, da cinque anni a questa parte, la passione innata per gli antichi paesaggi veneti e il sogno di ricreare piccole oasi naturalistiche nelle campagne piatte del Trevigiano. Le sue due tenute coprono ben 50 campi trevigiani nella campagna a nord di Fanzolo e in quella a sud verso Vedelago, oltre villa Emo.
Perché ha voluto iniziare a comprare terreno ricreando queste oasi paesaggistiche?
«Prima di diventare un imprenditore ero un contadino e sono fiero di esserlo stato, di aver aiutato mio padre nei campi e di aver appreso l’importanza di amare e rispettare la natura. Ora che posso permettermelo non voglio investire i miei soldi in appartamenti in riva al mare, preferisco salvare dall’agricoltura intensiva i nostri campi e ricreare quei floridi paesaggi che un tempo caratterizzavano il nostro Veneto».
Quando compra un terreno come interviene per farlo diventare un paesaggio tipico della campagna veneta?
«Innanzitutto bisogna portare l’acqua, l’acqua è vita. Con il badile si scavano i fossi, si creano habitat naturali piantando olmi, carpini aceri campestri, saggina. Ormai quelli del Consorzio delle Acque mi conoscono, sono loro che mi hanno confermato di essere l’unico a richiedere ancora l’acqua attraverso i fossi, perché ormai usano tutti l’irrigazione a pioggia. Una volta portata l’acqua, si procede con la forestazione. A nord di Fanzolo ho già piantato duemila piante, mentre a sud sto cercando di ricreare la prateria intervallata da floride rive, rifugio per la fauna locale».
Arrivando nella sua tenuta si deve guadare, come nel Far West, un timido fiumiciattolo, perché?
«Un tempo non si facevano i ponti, perché i buoi potevano trovarsi in difficoltà nel trainare il peso, quindi i nostri vecchi ampliavano il letto del fosso di due tre metri, facevano scorrere l’acqua a un livello di 10 cm e nessuno aveva problemi».
È un esperienza emozionante quella di guadare un fosso largo tre metri, nelle campagne vedelaghesi, nel 2016, non crede?
«Certo, questi posti sono magici. Sono aperti a tutti coloro che vogliano venire a rilassarsi, a fare un passeggiata in tranquillità. Mi piacerebbe portarci i bambini di qualche asilo, per far vedere loro quanto bella sarebbe la nostra natura, la nostra campagna se la smettessimo di piantare solo per il profitto».
Ci viene spesso qui?
«Nei week end sono sempre qui, a pulire il sottobosco, a tagliare l’erba, a potare, a piantare nuovi alberi. Durante la settimana invece vengo quando voglio, un po' in fabbrica con i miei operai e poi scappo via per venire a rilassarmi nel silenzio di questi posti».
Continuerà a comprare terreno e piantare alberi?
«Certo, che domande. Ho intenzione di comprare gli ettari adiacenti ai miei nella tenuta a nord di Fanzolo. Quanto bello sarà vederla ricolma di alberi e siepi da sottobosco...».
Elia Cavarzan
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