L’Università di Medicina al Ca’ Foncello di Treviso, Padova “apre”

TREVISO. La sanità trevigiana aspetta la sua nuova casa, si sa. Una cittadella che ridisegnerà il suo aspetto logistico, darà nuova linfa alle attrezzature, amplierà gli spazi. Renderà tutto più semplice, rapido e a misura di paziente. Il contenitore in un pugno di anni – l’orizzonte è il 2023 – sarà pronto. E il contenuto? Il management del Ca’ Foncello, con in prima linea il direttore generale Francesco Benazzi, sta lavorando per una rivoluzione copernicana in camice bianco. Portare una sede della Scuola di Medicina di Padova a Treviso. Le vecchie facoltà hanno assunto infatti la denominazione di “Scuola” dopo l’introduzione della riforma Gelmini. Un sogno? Non tanto. Benazzi ha buone carte da giocare. Prima di tutto due delibere degli organi collegiali dell’Università di Padova. Sia il senato accademico che il consiglio di amministrazione hanno già deliberato «l’auspicio che a Treviso venga realizzata una sede della Scuola di Medicina». Già dal prossimo anno accademico. Dal canto suo il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha accolto il progetto con favore. Una Scuola di Medicina però si poggia su tre gambe: assistenza, didattica, ma anche ricerca. Ebbene, a Treviso, sulla carta, c’è già tutto.
L’ASSISTENZA
Più che di muri, in questo capitolo si parla di competenze. L’assistenza erogata dal Ca’ Foncello ha raggiunto ormai da tempo il livello di Hub, ospedale di riferimento a livello nazionale. Attualmente sono 150 gli studenti di Medicina della Scuola padovana del quarto, quinto e sesto anno che apprendono la “clinica universitaria” al Ca’ Foncello. Per non parlare degli specializzandi, che lavorano gomito a gomito con i loro docenti di riferimento, dal reparto alla sala operatoria. Per realizzare una Scuola di Medicina completa, dal primo al sesto anno, è necessario però poter garantire agli studenti la didattica pre-clinica, quella del primo, secondo e terzo anno del ciclo di studi. Benazzi e il suo team hanno già studiato la soluzione.
RISIKO LABORATORI
«Nella nuova cittadella sanitaria», spiega Benazzi, «avremmo la possibilità di realizzare i laboratori per la parte di Chimica e Fisica». Dove? Tutto (per ora su carta, sia chiaro) è semplice. La palazzina del Ca’ Foncello dove attualmente sono ospitate le Malattie infettive e la Dermatologia resterà vuota, perché i reparti si trasferiranno nella nuova cittadella. Ecco trovato lo spazio. «In questa palazzina ci sarebbe la metratura necessaria per realizzare i laboratori». Sia chiaro, non si tratterebbe di formare un esercito di centinaia di medici, ma di ragionare su di un progetto che preveda di seguire l’obiettivo di formare specialisti puntando soprattutto sulla qualità dell’insegnamento, sulla selezione degli studenti, non certo sui grandi numeri.
UN CAMPUS ALL’EX PIME
Risolta la questione didattica, il management della sanità trevigiana mette sul piatto anche l’asso pigliatutto. A un passo da Treviso, con un ottimo collegamento di mezzi pubblici, c’è la possibilità di creare un campus per gli studenti e pure i laboratori di ricerca. Dove? All’ex Pime di Preganziol. «In quegli spazi, con gli opportuni investimenti», continua Benazzi, «potremmo ospitare gli alloggi per gli studenti della Scuola e anche i laboratori di ricerca». In questo modo sarebbe raggiunta la quadratura del cerchio. Non è un caso che la struttura, di proprietà dell’Usl 2 , non sia ancora stata messa sul mercato immobiliare. Il progetto Scuola di Medicina sta cambiando le carte in tavola.
I PROSSIMI PASSI
Benazzi e il suo team hanno disposto il piano, frutto della collaborazione che oggi lega il Ca’ Foncello e l’ateneo. La grande crescita della scuola chirurgica (ultimo esempio in ordine di tempo è l’arrivo dal Bo del professor Giacomo Zanus, chiamato a dirigere la Chirurgia IV), oltre al primariato di Medicina Interna affidato al professor Carlo Agostini, ne sono la prova lampante. Da parte di Treviso ora c’è la volontà di non entrare in conflitto con la città del Santo (nessuna concorrenza sul modello Padova-Verona, per essere chiari). «Noi stiamo svolgendo, per quanto ci compete, tutte le azioni volte a portare qui la Scuola di Medicina», aggiunge il manager. Ora la palla passa a Padova e poi al Miur (il ministero per Istruzione, Università e Ricerca). Ovvia la necessità di investimenti economici, non semplici in anni di tagli. D’altro canto però la palese carenza di medici potrebbe dare un’accelerata a un progetto che renderebbe sempre più universitaria e cosmopolita la città di Treviso.
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