Ludopatia, il 50% dei bar è dotato di slot machine

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PONZANO. Su 20 bar e tabaccherie a Ponzano, in nove si trovano slot machine e gratta&vinci. Quasi il 50%, una percentuale preoccupante anche alla luce dei clienti: al mattino è frequente trovare donne, nel primo pomeriggio pensionati, verso sera persone appena uscite dal lavoro. E non mancano genitori e nonni attaccati alla macchinetta avendo a fianco figli e nipotini. Ponzano è lo spaccato della situazione nazionale: in Italia ci sono 400 mila macchinette, con un giro di affari di circa 87 miliardi di euro all’anno, cinque milioni di giocatori abituali, dei quali tre milioni a rischio patologico e circa 800 mila già considerati patologici che costano al Servizio sanitario almeno cinque miliardi l'anno. Rapporti familiari e personali, oltre che risparmi di una vita, sono distrutti dal gioco d’azzardo che ha invaso i luoghi di svago e di ritrovo. Venerdì a Paderno, un convegno su questa problematica: "Non chiamiamolo gioco" è in programma alle 20.45 alla barchessa di villa Serena. Il relatore sarà Vincenzo Rescigno, psicoterapeuta del Servizio dipendente dell'Usl 9, a seguire le testimonianze dell'associazione "Giocatori anonimi" di Treviso. L'incontro è promosso da Libera Treviso, Abilmente insieme, Aido Ponzano, Auser Il chicco di grano, Avis Ponzano, El larin e Spazio musica. "La storia classica del giocatore è quella di chi non è in grado da solo di rendersi conto del problema. Non si riesce a pensare ad altro che a come recuperare i soldi persi ed entra in un meccanismo per il quale si lavora per giocare", spiegano i promotori dell'incontro, "Le fasce più colpite sono donne sole, lavoratori precari, cassintegrati, immigrati che sperano col gioco di risolvere i loro problemi economici e personali. Siamo di fronte a un problema culturale, legislativo ed economico”. (ru.b.)

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