«Luciano, torna e salva anche Olimpias»
Benetton: gli operai della fabbrica di Ponzano, scissa dal Gruppo 3 anni fa, scrivono al patròn: «Noi dimenticati dai manager»

PONZANO. Dopo la scissione da Benetton Group, tre anni fa, non hanno più avuto pace. Mesi di cassa integrazione e, ora, dimissioni volontarie, firmate lo scorso 29 novembre. I circa quaranta dipendenti di Olimpias rimasti senza lavoro scrivono una personalissima “lettera di Natale” a Luciano Benetton: «Siamo vittime dei manager che lei stesso ha criticato, vorremmo incontrarci con lei per discutere di quello che è successo. Ci avevano rassicurato che per noi nulla sarebbe cambiato a livello di solidità occupazionale. E invece. Lei ci ha dato lavoro per tanto tempo ed è stato un punto di riferimento, ora che siamo a casa siamo sicuri che un incontro chiarificatore ci vorrebbe».
I licenziati di Olimpias raccontano di essere i “dimenticati” del gruppo Benetton. Il nuovo corso dell’azienda non ha parlato di esuberi, ma - sottolineano i dipendenti che hanno scritto a Luciano - i nuovi manager non hanno considerato le società nate dalla scissione del gruppo. Tra cui, appunto, Olimpias, fabbrica di tessuti prima della delocalizzazione, di proprietà di Edizione Holding. In cui gli esuberi ci sono: una quarantina, usciti su base volontaria a fine novembre. «Molti di noi hanno lavorato per venti o trent’anni come Benetton Group, quando siamo diventati Olimpias la cosa ha iniziato a puzzare» spiega un loro portavoce, «infatti da subito è iniziato il dimagrimento culminato con i licenziamenti. Da luglio 2016 siamo in cassa integrazione, da luglio dell’anno prossimo avremo la Naspi. Benetton Group resta “pulita”, senza licenziamenti, ma noi siamo sempre gli stessi e facciamo le stesse cose».
Quando Luciano, nelle scorse settimane, è tornato prepotentemente sulla scena con giudizi taglienti sui manager del gruppo, ai lavoratori di Olimpias sono fischiate le orecchie. «Ci siamo riconosciuti in quello che ha detto» raccontano ancora gli ex operai, «abbiamo lavorato bene per tanti anni, poi l’impresa ha iniziato a delocalizzare. E a noi è stato chiesto di monitorare la fase produttiva delle piattaforme estere, cioè di insegnare il mestiere agli operai tunisini e rumeni. Lo abbiamo fatto, pur sapendo che sarebbe stata la nostra morte lavorativa. Dalle fabbriche all’estero arrivavano prodotti di scarsa qualità, ma nessuno ha avuto da ridire. A un certo punto abbiamo avuto l’impressione che il ramo abbigliamento non interessasse più alla galassia degli interessi Benetton. La sensazione è che Olimpias fosse diventata una gigantesca Torre di Babele». Adesso però tutto è cambiato di nuovo. Luciano Benetton ha previsto investimenti. A lui chiedono un aiuto, ancora, i cassintegrati (da luglio del prossimo anno disoccupato a tutti gli effetti) di Olimpias: «Alcuni di noi hanno lavorato 36 anni per Benetton. È il momento di avere qualche risposta».
La “lettera di Natale” è stata spedita a Luciano, e ai responsabili delle risorse umane del gruppo, due giorni fa, il 21 dicembre. Della vertenza si sta occupando Massimo Messina, Filctem Cgil Treviso: «Chi ha firmato le dimissioni volontarie a novembre appartiene a un precedente piano di riorganizzazione che arriverà a compimento nel 2018. Non ci sono stati proposti nuovi ragionamenti. Ci aspettiamo, come gli stessi dipendenti, un rilancio dell’impresa, viste le parole di Luciano. Ma al momento non abbiamo idea di cosa succederà, né se eventuali piani potranno coinvolgere chi è già uscito dall’azienda». La firma sulle dimissioni volontarie ha permesso ai dipendenti di uscire con un accordo che permetterà di avere, per un anno, il 75 per cento dello stipendio.
Andrea De Polo
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