Loris, una tragedia senza colpevoli

Incidente mortale di Guia, indagini verso la chiusura
Loris Favaro, 28 anni
Loris Favaro, 28 anni
 
VALDOBBIADENE.
Una famiglia distrutta dal dolore, una società calcistica scossa. Il giorno dopo la morte di Loris Favaro, 28 anni di Robegano, c'è incredulità per quanto accaduto sabato attorno alle 14 a Valdobbiadene. Ieri i genitori e le sorelle del giovane hanno ricevuto per tutto il giorno la visita di parenti e amici nella casa di campagna in via Toscanigo 60, mentre la Robeganese Fulgor Salzano, squadra dove Loris era cresciuto calcisticamente, è scesa in campo con il lutto al braccio e prima del fischio d'inizio, è stato osservato un minuto di silenzio. Loris stava tornando dopo una gita in terra trevigiana. Gli capitava spesso andare a fare un giro in sella alla sua Honda Hornet 600. «Era andato via al mattino - spiega affranta mamma Gianfranca De Pieri - e stava rientrando. Purtroppo qui non c'è mai arrivato. Di mio figlio posso solo dire che era bravo, non aveva grilli per la testa, era un ragazzo serio e tranquillo». La data dei funerali non è ancora stata decisa ma è probabile che oggi si possa sapere quando ci sarà l'ultimo saluto. Le esequie dovrebbero svolgersi nella chiesa di Robegano, mentre è difficile che sul corpo di Loris sia fatta l'autopsia. Per gli uomini della polizia stradale di Treviso intervenuti sul posto, la dinamica è chiara. Il centauro, operaio alla Edildue di Noale, stava scendendo la panoramica che collega Guia a Combai. Forse a causa di una distrazione o la poca conoscenza della strada, fatta di strettoie e saliscendi, Favaro è finito sulla corsia opposta mentre stava sopraggiungendo un autobus in servizio scolastico. Nonostante il tentativo dell'autista di evitare l'impatto, la Honda Hornet è finita sotto le ruote anteriori e Favaro è volato sotto quelle posteriori, finendo stritolato. Avuta la notizia della tragedia, i famigliari sono saliti fino a Valdobbiadene. Grande appassionato di calcio, Loris aveva iniziato a giocare molto presto nelle file della Robeganese, per poi trasferirsi al Venezia, alla Gazzera, fare ritorno alla Robeganese e infine andare a Campocroce di Mirano. Lascia la mamma Gianfranca, il papà Raffaello, le tre sorelle maggiori Monica, Barbara e Ketty e la fidanzata.

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso