L’operaio è stato colpito da duecento pallini

Marco Filippi
È stato dimesso nel primo pomeriggio di ieri dall’ospedale di Treviso Raffaele Petricciuolo, 55 anni, l’operaio della Fassa Bortolo di Spresiano, ferito da un colpo di fucile sparato da un suo anziano vicino di casa. Ha fatto ritorno nella sua abitazione di Strada delle Zecchette nel quartiere di Monigo, accolto dalla moglie Patrizia Marino e dai suoi quattro figli. «Non me la sento di parlare di quello che è successo - ha detto al citofono di casa - voglio stare un po’ tranquillo».
È stanco e ancora frastornato, l’operaio, all’indomani dell’agguato tesogli, senza una particolare ragione, dal suo vicino di casa, Lucio Geprini, 74 anni, attualmente ancora in stato di fermo per tentato omicidio nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Treviso. Dalle indagini degli uomini della squadra mobile, è emerso finora che non vi sarebbe un reale motivo che avrebbe spinto Geprini ad armarsi di un vecchio fucile da caccia e sparare contro Petricciuolo. «Mio padre - spiega Vincenzo, il più giovane dei figli di Petricciuolo - non conosceva quell’uomo. All’ospedale hanno detto che è stato centrato da quasi duecento pallini di piombo contenuti nel proiettile a rosa e non tutti gli sono stati tolti. Dovrà iniziare a conviverci. Il tutto, purtroppo, senza un perché».
Non c’è infatti una ragione per la quale Geprini ha sparato all’operaio, appena tornato a casa dal lavoro, nel primo pomeriggio di giovedì. C’è un’inquietante ipotesi che si sta facendo largo e che potrebbe essere legata al giubbotto arancione che Petricciuolo indossava quando è stato colpito. Geprini, nel gennaio scorso, era stato ricoverato all’ospedale per problemi appunto psichiatrici e potrebbe aver scambiato l’operaio per un infermiere. Lo avrebbe farfugliato, dopo il suo ricovero al personale del Ca’ Foncello. Uno scambio drammatico di persona avvenuto nella mente poco lucida dell’anziano. Petrucciuolo, da tre anni abita con la moglie nell’appartamento di un condominio di Strada delle Zecchette a Monigo e non ha mai avuto problemi con i vicini se non qualche piccola discussione per il rumore dei cani.
Le indagini della squadra mobile, coordinate dal dirigente Claudio Di Paola,in ogni caso continuano e non lasciano nulla d’intentato anche se il quadro diventa sempre più chiaro con il passare delle ore ossia la mancanza di un movente e soprattutto di alcuna relazione tra i protagonisti di questa triste vicenda.
Ora, la polizia sta valutando se contestare anche un altro reato, quello della detenzione delle armi in casa. Di sicuro, Geprini, prima di trasferirsi dalla sua precedente residenza di Villorba alla villetta di via Mauro a Monigo, avrebbe dovuto denunciare in questura il fatto che spostava i suoi fucili da caccia nella sua nuova dimora. Potrebbero risponderne i familiari, che avrebbero dovuto avvertire la questura nel momento in cui l’anziano ha iniziato ad avere problemi di carattere psichiatrico, ma lo si saprà soltanto quando il pm Paolo Fietta, tirerà le somme dell’indagine degli agenti della questura di Treviso.—
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