L'olio della Pedemontana, il nuovo oro della Marca

ASOLO. Prima il gran caldo a giugno, poi la lebbra della pianta hanno flagellato gli olivi della Pedemontana trevigiana: la produzione per il 2015 è di un terzo inferiore rispetto all'annata d'oro del 2013, mentre il 2014 era stata un’annata disastrosa sul fronte della produzione. Schizzano dunque i prezzi, con l'olio trevigiano tra i più cari d'Italia, ma il costo è giustificato da un prodotto di altissima qualità, certificano gli assaggiatori ufficiali. Sono settecentomila gli olivi che punteggiano le colline della Pedemontana facendosi largo tra vigneti. Appezzamenti molto piccoli, curati con una passione straordinaria dai coltivatori: dall'Asolano a Vittorio Veneto, passando per il Montello e Valdobbiadene. L'olio extravergine «made in Treviso» è uno dei più pregiati d’Italia, contribuisce da un lato a diversificare la monocoltura del prosecco, dall’altro rappresenta un’opportunità di reddito.

E’ anche tra i più cari: quest’anno il prezzo stimato oscillerà tra i 14 e i 18 euro al litro in latta, qualche euro in più per la bottiglia. «Il 2014 è stato terribile a causa della pioggia prima e della mosca olearia poi: la produzione è stata scarsissima e non di alta qualità», spiega l'elaiotecnico (il mastro oleario) Giovanni Alberton. E il 2015? La raccolta delle olive è iniziata in questi giorni e proseguirà fino alla fine di novembre. La finestra temporale è molto ristretta, a differenza di Toscana, Umbria, Puglia e Sicilia, i maggiori produttori di extravergine, a causa del freddo ormai alle porte che fa cadere le olive. Molte le aspettative dei produttori, anche se il quadro sembra chiaro.
«Quest'anno non ci sono molte olive, ma sono eccezionali dal punto di vista della qualità» continua Alberton. «Ai primi di giugno, nel pieno della fioritura, il grandissimo caldo ha bruciato i fiori. Poi abbiamo registrato l'attacco della lebbra dell'olivo che attacca il frutto, andando a essiccare la polpa e facendo infine cadere ciò che è rimasto». Le prime stime dicono che la produzione sarà un terzo in meno rispetto a un'annata ottima com'era stata quella del 2013. Solo alla "Tapa Olearia", cooperativa con seicento soci e frantoi a Cavaso del Tomba e San Giacomo di Vittorio Veneto, nel 2013 erano stati lavorati 7.300 quintali di olive che avevano dato oltre 900 quintali di olio. Le prime spremiture di questo 2015 hanno avuto, chiarisce Alberton, una resa piuttosto bassa, che ora si sta allineando agli standard.

La produzione, in ogni caso, sarà sotto le aspettative. «Temo che nemmeno quest'anno riusciremo a soddisfare tutte le richieste» spiega Lino Talamini, presidente di "Tapa Olearia". «Nella scorsa stagione avevamo finito le scorte a gennaio». I piccoli produttori tengono l'olio per sé. Una piccola percentuale viene lasciata ai frantoi per la vendita diretta. Le bottiglie si trovano anche in alcune gastronomie e negozi di prelibatezze. E sono questi i giorni in cui i frantoi della Pedemontana - quattro i principali - sono in piena attività.
«Lavoriamo anche di notte: le olive devono essere frante entro poche ore dalla raccolta, rigorosamente a mano o con piccoli sbattitori e reti sotto gli alberi» spiega Roberto Dall'Antonio, tra i soci fondatori e primo presidente della cooperativa "Reitia" di Cappella Maggiore, oggi tra le colonne del gruppo.
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