Lo storico Hotel Flora di Vittorio Veneto in vendita, ma rischia la chiusura

Vittorio Veneto. I proprietari cedono l’attività, l’acquirente potrebbe decidere di cambiare destinazione d’uso. Allarme dell’Ascom anche in vista dell’adunata alpina: «Il centro perde le sue strutture ricettive»

VITTORIO VENETO. In vendita il centralissimo Hotel Flora. E si allungano le ombre sul suo futuro. Potrebbe infatti non essere più un albergo. Un’ipotesi che darebbe l’ennesimo colpo al sistema ricettivo del centro città, per di più alla vigilia delle celebrazioni per il Centenario della Grande Guerra. «Continueremo il servizio finché non ci sarà un acquirente», fanno sapere i titolari dell’albergo di viale Trento e Trieste. Sulle reali motivazioni della vendita nessuno si sbilancia. E quanto al futuro la proprietà del Flora ammette: «Potrebbe non essere più un albergo».

L’hotel ha da sempre rappresentato un’istituzione per la città. Un anno fa era mancata a 69 anni la storica titolare Giovanna Salamon. La sua famiglia aveva iniziato l’attività al Flora nel ’49 quando Giovanna aveva appena due anni. Nel 2004 l’albergo-ristorante era stato completamente rinnovato. Ventidue camere, 35 posti letto, una posizione strategica invidiabile: nel cuore del centro città, con vista sui giardini pubblici e praticamente davanti alla stazione ferroviaria.

Negli ultimo periodi l’hotel aveva però cominciato a dare segni di sofferenza, iniziando a funzionare a ranghi ridotti, rendendo attivo il servizio di ristorazione solo alla sera, a eccezione della domenica. «Questa è un’altra botta per la città», commenta a caldo Michele Paludetti, presidente dell’Ascom «se chiudesse anche il Flora, il centro rimarrebbe veramente sguarnito per quanto riguarda l’attività ricettiva. È un albergo tra i più antichi». Da qui l’appello del presidente Paludetti a chi opera nel settore: «Rilevate il Flora, è un “divin alberghetto” che da sempre ha esercitato un grande fascino».

La vendita del Flora pone inoltre l’accento sulla grave crisi delle attività ricettive. Vittorio Veneto offre non più di trecento posti letto. Un bel problema a fronte dell’annunciata invasione delle “penne nere” per l’adunata triveneta degli Alpini. In centro si regista anche il deserto di proposte gastronomiche con il risultato che i ristoranti sono praticamente assenti. Il “de profundis” è iniziato cinque anni fa con la chiusura dello storico ristorante “Terme” di Tonino Palazzi, approdato nella sontuosa dimora di Castelbrando a Cison di Valmarino. Lo stillicidio è continuato con la chiusura della “Vecchia Taverna” di via Battisti, locale a pochi metri dal bar di tendenza Ami Ami e dell’Urban Cafè di via Da Vinci. Nonostante l’assenza di “competitor” diretti in centro città, anche il tipico ristorantino pochi mesi fa ha dovuto abbassare le saracinesche. E pensare che erano arrivate notizie confortanti dal turismo nel Vittoriese, con un incremento dei pernottamenti, cresciuti nel primo trimestre 2017 di tremila presenze, raggiungendo quota 22.849.
 

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