Lo sport trevigiano perde Roberto Contento grande manager Coni

Già segretario Fisi, guidò la missione italiana a 4 Olimpiadi  Era ai vertici di Panathlon, Rotary e Treviso Marathon
ROBERTO CONTENTO TORNA IN PISTA UN NUOVO MANAGER PER TREVISO MARATHON
ROBERTO CONTENTO TORNA IN PISTA UN NUOVO MANAGER PER TREVISO MARATHON

Le prime avvisaglie le ha avute qualche giorno fa proprio all’Acquacetosa, alla Scuola dello Sport del Coni che ha anche diretto per tre anni. E dopo qualche giorno di ricovero all’Umberto I di Roma per una revisione al suo cuore già provato, sembrava che tutto si fosse risolto e potesse tornare a Treviso.

Ma, invece, nelle prime ore della giornata di ieri Roberto Contento è partito per il suo ultimo viaggio. Nato a Treviso nel 1947, lasciò la città poco dopo la maturità per la Scuola Centrale dello Sport del Coni a Roma e poi per conseguire la laurea in Scienze Sociali a Urbino.

Intanto, appena diciannovenne, iniziò anche a lavorare per il Coni, e poi percorse tutta la carriera da segretario della sede di Treviso fino a dirigente generale per il Nord Italia, quindi divenendo capo dipartimento per lo sviluppo delle economie territoriali presso la Presidenza del Consiglio e poi componente del Comitato Alta Sorveglianza e Garanzia dei Giochi Olimpici di Torino 2006.

Perché, nel frattempo, era anche stato segretario generale della Federazione Italiana Sport Invernali (Fisi) per una decina d’anni, e fu a capo della missione alle Olimpiadi invernali di Albertville 92, Lillehammer 94, Nagano 98 e Salt Lake City 2002.

Un’esperienza non comune, la sua, che esplicava ancora nella Federazione Italiana Triathlon (di cui era vicepresidente federale e presidente della Consulta Nazionale) e come consigliere di numerose realtà sportive (tra le quali la Treviso Marathon). E che aveva anche trasmesso in numerosi anni di insegnamento all’Università de L’Aquila. Ma che, soprattutto, viveva con una modestia più unica che rara, con generosa disponibilità, con signorile pacatezza, con spirito arguto e sempre pronto alla battuta, all’ironia, alla leggerezza. Ed è proprio per la sua grandezza umana, più ancora per il suo essere un autentico gigante nel mondo sportivo, che la notizia della sua scomparsa è arrivata veloce e sconcertante come uno schiaffo, in città.

In una città che ha tante volte abbandonato per lavoro e nella quale è sempre tornato, dove gli piaceva spostarsi in bicicletta anche in pieno inverno e dove, oltre agli amici del mondo dello sport, lo piangono anche quelli che hanno condiviso con lui l’associazionismo del Panathlon (di cui è stato presidente e che gli ha anche tributato il Premio Panathlon International dirigente Sportivo nel 2007) e nel Rotary, di cui è stato presidente del Club di Montebelluna prima di trasferirsi, qualche anno fa, nel Club di Treviso.

La sua ultima mission l’aveva svolta alla segreteria tecnica del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il Letta berlusconiano, con il compito di vigilare sul piano amministrativo e sulla realizzazione del carnet su cui Torino si era impegnata al momento dell’assegnazione delle Olimpiadi.

Nella sua intensa vita recente, fatta, soprattutto di viaggi che amava preparare con grande cura per assecondare la sua indole di viaggiatore, e non di turista, il momento più doloroso - che lo scuoteva ancora - fu certo la morte della moglie Vera Mazzaro, scomparsa nel 2001 e mai dimenticata, anche se era orgoglioso dell’affetto e dei successi dei figli Alberto e Matteo, delle nuore Melanie e Federica che considerava come figlie, delle nipoti Laura ed Emma per cui stravedeva e delle quali amava raccontare i prodigi e le piccole-grandi avventure che vivevano insieme soprattutto nel buen retiro in Cadore. Lo sport ha perso un grande dirigente, la città ha perduto uno dei suoi più amabili Signori. I tanti amici piangono un uomo prezioso e raro. —

Marina Grasso

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