Lite sul tattoo, causa da 51 mila euro
«Non è il disegno che volevo io»: chiede al tatuatore i danni esistenziali. Ieri in tribunale la prima udienza

Un tatuatore all’opera su un cliente
TREVISO. Chiede al tatuatore un maxi risarcimento perché, dice, il tatuaggio che si è trovato sulla spalla dopo 7 ore di seduta non era quello pattuito. Succede a Treviso dove ieri si è aperta una causa civile unica nel suo genere. L'uno contro l'altro B.A., tatuatore da anni sulla piazza con i suoi disegni e il suo studio, e M.F., padovano, che per quel disegno fatto a maggio ora chiede 51mila euro.
E' una causa insolita che segue una pista fatta di linee d'inchiostro nero, guanti in lattice, ore ed ore di ago-punture, dolore e poi di raggi laser per cancellarne gli effetti. Tutto inizia a maggio, quando i due fissano l'appuntamento per coprire un vecchio tatuaggio sulla spalla di M.F.. In studio, tatuatore e cliente s'intendono sul disegno e passano all'opera. Il primo incide con la macchinetta elettrica tracce scure, il secondo stringe i denti. Un rito che accomuna molti ragazzi e tanti adulti, e che spesso si inframezza di pause per rendere meno stressanti le sedute a cui, in questo caso, assiste anche un anestesista. Il tatuatore se ne serve proprio per facilitare il tatuaggio alle persone che non sopportano il dolore.
La seduta infatti dura circa sette ore. Il lavoro viene pagato. Pochi giorni dopo l'appuntamento però il tatuatore si vede recapitare l'atto di citazione di M.F.. Il giovane padovano lamenta «la difformità del disegno realizzato rispetto a quello stabilito prima dell'intervento». Lamenta dolori, «prurito» e accusa il tatuatore di essersi rifiutato di eseguire le modifiche che gli aveva chiesto in corso d'opera. Per avvalorare le sue istanze, M.F. si reca anche da un medico legale.
Presenta un certificato che quantifica le lesioni riportate a causa del tatuaggio, poi, per risolvere la situazione, si sottopone a una serie di interventi laser per cancellare il nuovo tatuaggio. Paga, ma mette in conto anche il «danno esistenziale» patito a causa di un tatuaggio che non voleva e una spalla che, dice, faceva fatica ad esporre durante l'estate. Totale della richiesta di risarcimento 51.621 euro comprensivo di spese e danni morali.
Ieri la prima udienza del processo civile nell'aula del Tribuinale di Treviso dove il tatuatore, B.A., si è presentato assistito dall'avvocato Marco De Boni. La sua ricostruzione dei fatti è ben diversa, «accuse assurde - dice - Durante una seduta i confronti sul disegno sono continui tanto che qualunque studio, il mio in primis, è tempestato di specchi per poter vedere e far vedere il lavoro in corso d'opera». A testimoniare il tutto viene chiamato anche l'anestesista.
Il disegno? «E' stato fatto esattamente come voluto e commissionato» replica la difesa del tatuatore. Certo ora non sarà facile venire a capo della vicenda visto che dopo la seduta incriminata, come riportato agli atti, il padovano si è fatto cancellare buona parte del lavoro fatto dal tatuatore trevigiano con una serie di sedute laser.
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