Lite per l'eredità a Conegliano: 27 anni di causa ma il testamento è falso

CONEGLIANO. Per 27 anni si sono contese l’eredità del caro estinto e ora la Corte di Cassazione ha messo la parola fine alla battaglia giudiziaria tra due anziane sorelle coneglianesi, che hanno combattuto per i lasciti dei genitori, morti negli Anni ‘90. Una perizia tecnica, fatta da un grafologo incaricato dal giudice, ha stabilito che era stato falsificato il testamento del padre.

«Il consulente d'ufficio ha evidenziato la totale discordanza della grafia della scheda testamentaria rispetto a quella delle ben undici firme autentiche di comparazione – si legge nella sentenza della Corte Suprema, resa nota in questi giorni - nel quadro di un esame esteso ad ogni lettera e gruppi di segni grafici, di cui è stata fornita di volta in volta accurata valutazione, mediante il riscontro di grafismi e singole modalità emergenti solo nelle firme autentiche e non anche in quelle portate dal preteso testamento». Il ricorso della sorella, che oggi ha 80 anni, contro l’altra sorella, è quindi stato rigettato. Avrebbe voluto l’eredità tutta per sé, perché dopo la morte del padre era apparso un testamento, che però è stato ritenuto dai giudici d’appello non autentico.

La vicenda inizia nell’ottobre del 1990, quando morì la madre. Fu l’altra sorella, l’anno successivo, a citare in giudizio il padre e la sorella chiedendo che fosse diviso l’asse ereditario. I problemi iniziarono quando nel novembre 1998 passò a miglior vita anche l’anziano padre. Qualche mese dopo fu reso noto un testamento olografo secondo cui il padre avrebbe disposto di lasciare i suoi beni solo verso una delle figlie. La figlia rimasta senza eredità chiese che fosse dichiarata la nullità del testamento perché non scritto integralmente dal papà. Sia in primo grado che in secondo grado, il tribunale di Treviso ed i giudici d’appello di Venezia le diedero ragione, dichiarando la nullità del testamento in base a delle perizie calligrafiche.

Durante i processi un testimone affermò che aveva visto l’anziano compilare il testamento. Ma fu ritenuto inattendibile perché non c’erano riscontri oggettivi e le comparazioni sugli scritti dicevano l’opposto. La Corte d’Appello di Venezia arrivò a sentenza nel 2013. Nel frattempo sono deceduti altri parenti, anche qualcuno che aveva testimoniato durante i procedimenti. Contro quella pronuncia presentò ricorso la sorella che voleva l’intera successione per sé. La Corte di Cassazione ha affermato che i motivi del ricorso sono “destituiti di fondamento”. Perciò è stata confermata in toto la sentenza di secondo grado. E la sorella scontenta e (legalmente) battagliera dovrà pure pagare le spese legali, pagando il doppio del contributo unificato versato per l’impugnazione.

 

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