«L’Italia piace, ma quanta fatica»

Il successo? Una lotta con burocrazia e impreparazione generale

CASALE SUL SILE. «Avete idea di cosa abbiamo dovuto affrontare per allungare un molo, uno, sul Sile?». Carlo Moretti, 39 anni, è l’amministratore della Houseboat, azienda che in un certo qual modo ha ereditato dalla famiglia. Si occupa di gestire i contatti con la grande “Le Boat”, il cantiere di Casale e la base di Precenicco. Mentre parla indica quei 40 metri di passerella che si allungano nell’ansa di Casale. «Pensate: la passeralla, che è lì, è a Casier... il capannone, che è qui, è a Casale. Metteteci le autorizzazioni del parco Sile, il Genio civile, magari pure le capitanerie... e potete capire cosa voglia dire portare avanti un’impresa così. E non parliamo di quel che accade altrove».

Oltre 800 crociere dal Sile alla Laguna. È Houseboat mania

Moretti testa con i numeri il gradimento delle Houseboat, la richiesta, l’interesse di migliaia di persone che le prenotano e le sognano. Per migliorare la sua azienda e le offerte, viaggia spesso sia a bordo delle Houseboat che solcano i canali d’Europa («devo vedere cosa fanno i concorrenti»), sia in macchina, cercando contatti con il territorio lagunare e non solo. «Noi abbiamo investito nel nostro progetto, ma abbiamo anche creato un giro d’affari locale facendo lavorare imprese di pulizie (le barche vengono lavate dopo ogni uscita, ndr), alimentari (spesso i turisti chiedono di avere già il frigo pieno e fanno gli ordini online, ndr), taxi. Eppure» segue, «per il territorio siamo ancora un estraneo, pochissimi privati e pochissime amministrazioni pensano e investono immaginando il possibile ritorno economico di tutte queste barche cariche di turisti e possibili clienti che vanno su e giù per il Sile».

È una questione di accoglienza che parte anche dalle piccole cose «come installare una briccola di ormeggio o tenere pulita una banchina» dicei, «le nostre Houseboat spesso la sera si fermano lungo il Sile per la notte. Quasi nessuno cena in barca, ma se nessuno getta una cima... per dirla alla marinara, e invita a scendere...». Idem per gli approdi lagunari dove riuscire a fornire acqua e luce è fondamentale, ma difficilissimo. «Noi ci impegniamo per essere certi di offrire un tour che sia confortevole, approdi sicuri e serviti, il nostro business arriva fino a lì. Ma da lì possono iniziare gli investimenti degli altri, e sono scarsi». C’è un indotto che non viene sfruttato a dovere da un territorio che appare ancora impreparato. «Siamo arrivati con le nostre barche fino a Concordia Sagittaria» spiega l’amministratore, «portiamo turismo. Chi lo vuole, si rimbocchi le maniche. Tutti insieme si creerebbe un sistema unico e fortissimo». (f.d.w.)

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