Lirica e canti popolari da Castelfranco al Brasile Un gemellaggio musicale con i nostri emigranti

la storia
L’Atelier di canto lirico Agogica di Castelfranco è rimasto in Brasile dal 17 agosto al 2 settembre per un viaggio musicale alla scoperta della comunità venete emigrate in Brasile. Il loro tour musicale li ha portati a esibirsi per i “bisnonni veneti” trasferitisi in varie regioni del Brasile. Il gruppo Agogica ha visitato le principali comunità insediatesi a metà ’800. Ecco le tappe del tour: Foz do Iguacu, Curitiba, Florianopolis, Tubarao, Nova Veneza, Urussanga, Orleans, Laguna, Pedras Grandes e Treze de Maio, realizzando nove concerti ufficiali e innumerevoli altri “ufficiosi”, tanto era il calore del popolo italo-brasiliano, che sempre ci chiedeva di cantare.
Il gruppo è guidato e diretto dal soprano Elisabetta Battaglia ed è stato accompagnato dal fisarmonicista Walter Bertolo e dal pianista Andrea Corazzin. I concerti realizzati sono stati molto apprezzati in Brasile soprattutto per la varietà dei generi proposti: «Abbiamo portato l’operetta, mai ascoltata prima in quelle zone, l’opera, il repertorio popolare legato alla guerra e alle canzoni venete, regionali e le melodie immortali più famose del repertorio italiano», spiega Elisabetta Battaglia, «Questo è stato possibile perché i membri del gruppo sono tutti studenti di canto lirico».
Il viaggio è stato possibile grazie a un anno di autofinanziamento da parte del gruppo e al contributo della Regione Veneto. «In terra brasiliana - spiega ancora Elisabetta- siamo sempre stati seguiti da Fabiola Cechinel, dell’associazione Trevisani nel Mondo, sezione di Tubarao». Attraverso la musica è stato possibile unire queste comunità di veneti-brasiliani e capire nel profondo come queste persone siano ancora intimamente legate alla loro terra d’origine e come si sentano orgogliosi di essere italiani e veneti, conservando dentro loro il ricordo di un’Italia che è stata strappata ai loro bisnonni e che ormai non c’è più. «Numerose sono le storie di emigrazione che ci sono state raccontate», continua Elisabetta Battaglia, «tutte intrise di una tristezza e nostalgia che ha passato quattro generazioni e che ancora è dentro ai giovani che sono lì, parlano spesso italiano con una goccia di dialetto veneto e conservano la manciata di terra che i loro antenati si sono portati da casa come unico ricordo».
Lì conservano ancora molte tradizioni venete: a Nova Veneza si costruiscono le maschere del carnevale di Venezia, ad Orleans c’è la sagra della polenta. «Da questo viaggio torniamo profondamente cambiati», conclude Elisabetta, «con una consapevolezza maggiore di che cosa sia stata la tragedia dell’emigrazione veneta di metà 1800 e di quanto profonde possano essere le radici di un popolo». Poi l’invito: il console Raffaele Festa, di Curitiba, si è già impegnato ad ospitare il gruppo anche per l’anno prossimo, in occasione della festa della Repubblica Italiana. —
Elia Cavarzan
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso