L'infermiera di Eluana si schiera con Fasan

Lettera al disabile che vuole l'eutanasia: «Giusta la tua battaglia per la libertà individuale»
Annibale Fasan, di Casier, costretto sulla sedia a rotelle
Annibale Fasan, di Casier, costretto sulla sedia a rotelle
CASIER. L'infermiera personale di Eluana Englaro scrive ad Annibale Fasan, il disabile di 54 anni che ha chiesto al Capo dello Stato di poter morire davanti ad una «vita senza più dignità». «Sono disponibile ad affiancarti nella tua battaglia - scrive Cinzia Gori - io e mio marito (Amato De Monte, medico di Eluana, ndr) appoggiamo i tuoi principi di libertà individuale». Intanto l'amministrazione comunale, che pure conosce il caso di Annibale Fasan, si trincera dietro un secco «no comment», in attesa di una relazione da parte degli uffici che attesti quanto è stato fatto finora per l'uomo costretto in sedia a rotelle a causa della distrofia muscolare.


Nei giorni scorsi Fasan, pensionato ed artista, ha scritto un'accorata lettera al Presidente Napolitano, illustrandogli la sua situazione - soprattutto dal punto di vista economico - e puntando il dito contro il Comune, accusato di non essersi preso in carico adeguatamente il caso. Al Capo dello Stato Fasan chiede di essere accompagnato verso la «dolce morte». La stessa lettera è stata spedita anche a Beppino Englaro, padre di Eluana. A rispondere è l'infermiera che ha coordinato l'equipe di assistenza alla ragazza alla clinica «La Quiete» di Udine, a fianco del marito Amato De Monte, medico personale di Eluana, morta a febbraio del 2009 dopo 17 anni vissuti in stato vegetativo.


«Annibale, mi sento di chiederti scusa a nome di un popolo che al momento è troppo preso più dall'apparire che dall'essere, più dall'assicurarsi una poltrona che cercare di darsi da fare per espletare il lavoro per cui sono stati votati e profumatamente pagati»: così esordisce la lettera di Cinzia Gori, autrice tra l'altro del libro «Gli ultimi giorni di Eluana». «Grazie per la tua lettera che denuncia sicuramente voglia di combattere e giustizia. Tu sai che io e mio marito appoggiamo completamente e senza mezzi termini i tuoi principi di rispetto della libertà ed autodeterminazione dell'individuo - continua l'infermiera - con Amato ne stiamo facendo motivo di battaglia personale e civile contro un sistema vittima di un servilismo politico verso la Chiesa senza precedenti».


Cinzia Gori si schiera dunque a fianco del disabile casierese, protagonista di una battaglia che potrà indubbiamente scuotere l'opinione pubblica, alle prese, negli ultimi anni, di molti casi di coscienza come questo. «Spero che il Presidente della Repubblica ti risponda e che tu possa trovare una risposta alla tua richiesta di aiuto - conclude l'infermiera personale di Eluana Englaro - Io sono disponibile ad affiancarti nella tua battaglia».

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso