Licenziamento ingiusto, operaio risarcito

La Siderurgica Tocchet avrebbe dovuto assegnargli altre masioni: dovrà rimborsargli 43mila euro

SAN VENDEMIANO. Licenziato vince la causa e intasca 43mila euro, anche se il sindacato lo aveva sconsigliato ad agire in giudizio. Si tratta di Paolo Marcon, 57 anni, operaio, 10 anni di attività presso la Siderurgica Tocchet S.r.l, società, con due stabilimenti a San Vendemiano in via Fermi, sede legale, e a Monreale Valcellina (Pordenone), entrambi con meno di 15 dipendenti e pertanto apparentemente senza le tutele dell'articolo 18 legge 300 del 1970. Marcon lavorava in entrambe le fabbriche, sia come operaio che come autista di camion. Il licenziamento gli è stato comunicato all'improvviso il 5 dicembre 2014. Due i motivi: la soppressione della posizione di autista e un calo di fatturato. Il lavoratore ha trovato fin da subito «totalmente ingiusto e ingiustificato» il suo trattamento. «Non capivo perché ero stato scelto proprio io. Mai una contestazione, né un richiamo, ero sempre disponibile. Evidentemente l'età e la mia retribuzione, semplicemente dignitosa, mi avevano evidentemente reso economicamente costoso» testimonia Paolo. Marcon ha rifiutato nell'immediato una proposta di transazione per tre mensilità proposte dall'azienda e dal sindacato a cui era iscritto. Il lavoratore si è rivolto alla "Casa Dei Lavoratori di via Lazzarin 6" a Conegliano, di cui aveva sentito parlare. «Purtroppo le modifiche della legge Fornero hanno impedito la reintegra piena sul posto di lavoro» specifica Augustin Breda, che di quella casa è uno dei fondatori. Marcon è stato assistito dallo studio legale di Barbara Gasparini & Alessandro Capuzzo, di Padova. Il giudice del lavoro di Treviso, Filippo Giordan, con la sentenza del 29 aprile 2016, ha sentenziato che i due stabilimenti sono un’unica unità produttiva e che, quindi, è applicabile l'art. 18. Il posto di lavoro è stato effettivamente soppresso ma dopo aver sentito sei testimoni, il giudice ha accertato che il lavoratore ha svolto anche mansioni di operaio e quindi dichiarava l'illegittimità del licenziamento per violazione dell'obbligo di repêchage: visto che l'azienda ha avuto bisogno di operai anche dopo il licenziamento, tanto che ha continuato ad assumerne con contratti a termine e soprattutto con agenzia, avrebbe dovuto offrirgli di svolgere mansioni di operaio così evitandogli il licenziamento. Da qui il decreto che ha condannato l'azienda a pagare al lavoratore 16 mensilità: 43mila euro. Inoltre l'azienda è stata condannata a pagare le spese. La società ha rinunciato all’opposizione, la causa è conclusa con piena soddisfazione del lavoratore. (f.d.m.)

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