«L’ho colpito perché mi ha minacciato»
«Gli stavo dicendo che ero ubriaco e me ne sarei andato al mattino, ma lui insisteva e diceva che sarebbe tornato con una ruspa e con una tanica di benzina per bruciare il camper se non andavo via subito». È la versione di Giuseppe Karis, il 50enne rom denunciato per il pestaggio del sindaco di Caerano Gianni Precoma. Ammette di averlo colpito e si mostra dispiaciuto e chiede scusa al sindaco. Ma nella sua verità non c’è un pestaggio, nega anche che ci fosse il secondo figlio con lui, e afferma che sabato sera in via dell'Artigianato a Caerano c'erano lui, la moglie, il figlio Brandon, mentre l'altro figlio, Elvis, denunciato a sua volta per lo stesso fatto, non si trovava con loro. Giuseppe Karis è accampato ora nell'area Sansovino a Montebelluna, a un centinaio di metri dalla caserma dei carabinieri, è uno dei posti dove si ferma abitualmente.
Karis, cosa è accaduto sabato sera tra in via dell'Artigianato?
«Avevamo fatto festa al pomeriggio, avevo bevuto, ero ubriaco e verso le 19.30 o le 20 è arrivato il sindaco di Caerano, che conosco e che mi conosce benissimo intimandoci di andare via subito. Gli ho detto che ero ubriaco e che sarei andato via la mattina successiva perchè da ubriaco non me la sentivo di mettermi in strada a guidare col rischio di provocare qualche incidente. La sera prima ci aveva cacciati da via Lepanto, la sera dopo è venuto a cacciarci da via dell'Artigianato. Io gli ho detto che sarei andato via al mattino, era sera, non me la sentivo di guidare nelle condizioni in cui ero. Mi ha chiesto anche di dargli i documenti, ma lui non è uno delle forze dell'ordine, non poteva chiedermi i documenti».
E poi cosa è accaduto?
«Ha detto che se non andavamo via subito tornava con una ruspa e con una tanica di benzina e avrebbe dato fuoco al mio camper. Poi la rissa».
Il sindaco ha detto che ha tirato contro la sua auto una caffettiera e poi lo ha picchiato mentre i suoi due figli lo tenevano bloccato per le braccia. Lei quale versione dei fatti dà?
«La stessa che ho dato ai carabinieri. Quando il sindaco ha dato uno spintone a mio figlio Brandon, lui gli ha dato un pugno, poi io ho tirato la caffettiera, ma non contro il sindaco, bensì contro la sua macchina, quindi lui mi ha dato un calcio nel ventre e io gli ho dato un pugno e lui è caduto a terra. Tutto lì, nulla di più».
Ma il sindaco ha detto che gli ha dato pugni e calci mentre i suoi due figli lo tenevano bloccato per le braccia. Ha anche due costole rotte.
«Io gli ho dato un pugno e l'ho fatto cadere a terra, prima Brandon gli ha dato un pugno quando lo ha spinto, ma poi mio figlio ha cercato di separarci. Quanto a Elvis proprio non c'era, era con me una settimana fa ma non sabato sera».
Una versione molto diversa da quella del sindaco.
«Lì ci sono le telecamere della fabbrica, basta guardare le immagini e si vedrà come è andata».
Se la sente di dire qualcosa al sindaco di Caerano?
«Mi dispiace per quanto avvenuto e mi scuso. Mi dispiace di aver reagito così, ma ero ubriaco. Adesso, tramite l'associazione dei rom, gli chiederemo un incontro dove spiegarci e riappacificarci e spero che sia disposto a incontrarci. Se serve, anche con Zaia e Salvini. Io sono in questa zona dal ’97, non scappo, sono qui e voglio vivere tranquillo». —
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