L'ex sindaco di Treviso Manildo ci ripensa: «Me ne vado. Anzi no, resto nel Pd»

Il partito: «Deve continuare a fare politica». Il segretario Tonella: «Opposizione intransigente»
agostini agenzia fotofilm treviso giovanni manildo candidato sindaco in redazione
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TREVISO. Nessun processo, nessun regolamento di conti. Il Pd, l’altra sera al circolo comunale, ha voluto fare quadrato dopo il ko di Manildo e del centrosinistra, e ha scelto un atteggiamento positivo più che il redde rationem. I “mantra” sono stati due: la consapevolezza del lavoro fatto per la città negli ultimi 5 anni, e l’orgoglio per aver trasformato Treviso.

Ma allora, perché questa bruciante sconfitta? Pochi gli interventi critici, o autocritici. Il vicesindaco uscente Roberto Grigoletto ha parlato di «errori» e ha puntato il dito sulla «comunicazione», altri hanno sollevato il nodo delle poche preferenze riportate dagli assessori della giunta (ben 5 su 7 bocciati alle urne). In ogni caso, l’assemblea ha deciso di approfondire i limiti dell’azione amministrativa in un futuro incontro, ma anche di consolidare il radicamento nel territorio e soprattutto auspicato una “rete” di contatto e vicinanza con i cittadini.

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Ma Manildo ha ancora una volta difeso la sua squadra. E ha voluto chiarire la sua linea. «Ho avuto tanti attestati di affetto e tantissimi inviti a rimanere», ha detto, «ora devo riflettere». Traduzione, il sindaco uscente potrebbe non rimanere in consiglio ai Trecento (e gli subentrerebbe in quel caso Niccolò Rocco), ma resta nel Pd con un ruolo di riferimento, su scala provinciale e anche regionale.

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Un auspicio condiviso dai vertici comunali, segretario cittadino Giovanni Tonella in primis. Sul piano più strettamente politica, è stata ribadita l’opzione dell’alleanza con le liste civiche e il mondo progressista. Ai Trecento, l’opposizione sarà «costruttiva ma intransigente», con la certezza che il gruppo consiliare, che verosimilmente si allargherà con l’arrivo di Vittorino Benvenuti (che ha tessera Pd) e sarà «più forte esperto e maturo politicamente dopo l’esperienza di governo»). Infine, la convinzione (amara, ahimè, e c’è chi l’ha sottolineato) che il lavoro di Manildo, con i cantieri che partiranno quest’autunno, valore complessivo che sfiora i 50 milioni, consentirà a Conte di «raccogliere i frutti per i primi due anni di amministrazione».

Sul piano nazionale, diversi interventi sono stati dedicati al governo gialloverde e al quadro politico nazionale. E voci diverse hanno rilanciato il Pd come luogo della difesa dei valori etici, dei diritti umani, della solidarietà, contro ogni «demagogia» e «populismo».

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