L’ex dirigente Mion «Serve molta cautela no giudizi sommari»

«Sono questioni delicatissime, e oggi più che mai è necessario adottare sempre un atteggiamento di massima prudenza». Cinzia Mion, già dirigente del 1° circolo a Treviso, oggi è in pensione: ma continua instancabile a occuparsi di formazione, aggiornamento, ricerca per i suoi colleghi.
La raggiungiamo mentre è impegnata a Camaldoli, luogo di eremitaggio, in un incontro dell’A.n.di.s (associazione nazionale dirigenti scolastici) di cui è stata fondatrice: ma oggi Internet porta anche nel cuore delle foreste più incontaminate dell’Appennino le notizia del mondo. E dunque anche quanto è accaduto all’asilo di San Paolo. La dirigente è rimasta molto colpita dall’aggressione del genitore alla maestra, attesa dall’uomo giovedì all’uscita della materna del quartiere San Paolo, e ovviamente dalla gravità delle accuse mosse dalle famiglie che hanno deciso di sporgere denuncia. . «Non entro nel merito, ma certo quella del padre è una condotta che non è soltanto riprovevole: nè ci si può limitare ad affermare che questo padre, colpendo la maestra, abbia voluto farsi giustizia da sè. No, la cosa che mi viene da dire è che molto probabilmente questo genitore ha voluto dare una risposta ai suoi fantasmi».
Dottoressa Mion, cosa può dire dall’alto della sua esperienza?
«La cronaca recente insegna da un lato a prestare la massima attenzione a casi come questi, ma dall’altro anche a non lasciarsi andare a nessun giudizio sommario: proprio l’esperienza dimostra come ci possano essere fenomeni di contagio spontaneo, o di proiezioni da parte degli stessi bambini»
La Procura di Treviso, che ha lamentato come le indagini siano stato compromesse dell’aggressione del padre, ascolterà i bambini con l’aiuto degli psicologi, in un ambiente protetto.
«È quello che si fa in casi come questi, che sono un vero e proprio terreno minato. I bambini sono influenzabili, hanno smesso i panni dell’essere angelicato di un tempo, e c’è la necessità di appurare i fatti. E va tenuto conto anche di come abbiano reagito i genitori a quanto raccontavano i bambini. Certo i magistrati hanno ragione: riprese video o registrazione hanno un altro peso, in vicenda come questa».
Quali doveri ha la scuola, come istituzione?
«Da un lato deve riportare segnalazioni di questi fatti alle autorità competenti, nel momento in cui emergano. Ma deve subito tutelare, prioritariamente, i bambini e le stesse maestre: in questo caso siamo di fronte ad accuse gravissime, infamanti. Per questo va fatta piena luce».
Ci sono stati casi clamorosi, in particolare quello dell’asilo di Rignano Flaminio, nel Lazio, dove poi le maestre sono state assolte.
«E proprio in quella vicenda si è visto come abbiano pesato fattori condizionanti: le contaminazioni, il parlarsi dei genitori, la dimensione mediatica. E queste vicende , quando salgono alla ribalta della cronaca, portano con sè una enfatizzazione incredibile».
Ci sono sette denunce, e le famiglie chiamano in causa quattro maestre diverse, per episodi di diversa natura.
«Non conoscendo la vicenda, se non per gli echi della stampa, non mi permetto di entrare nel merito. Ci sono autorità e istituzioni preposte»
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