«L’erede laterale». Le Figaro racconta la vita di Alessandro Benetton

TREVISO. Alessandro Benetton, l’erede “laterale”. Le Figaro, quotidiano parigino, domenica ha dedicato una pagina all’imprenditore trevigiano della dynasty degli United Colors. Il peso del nome, la formazione negli Stati Uniti, la passione per la filosofia e il pensiero laterale: un ritratto capace di guardare oltre la copertina, più in là del cognome e del personaggio.
«Stretta di mano sincera e un gran sorriso seduttore», racconta l’autrice, Anne Fulda, «Sguardo intelligente da golden boy newyorkese e una vaga somiglianza con suo padre, Luciano, che ha creato e presieduto, insieme al fratello, l’azienda Benetton, simbolo dell'Italia. Un marchio di fama mondiale che ha segnato la memoria di tutti con i suoi maglioni colorati e i suoi messaggi universali e antirazzisti. Il tempo è passato, la concorrenza è aumentata. Benetton si è diversificato e, ormai, è diretto da “un amico di famiglia”. E Alessandro Benetton, dopo un periodo di transizione al vertice della società, fra il 2012 e il 2014, ha continuato a tracciare il suo percorso. Parallelamente. Per dimostrare che era tutt’altro che “il figlio di” in un paese in cui i Benetton sono quasi una casata nobiliare sempre sotto la lente d’ingrandimento della stampa».
Non facile, sottolinea l’autrice, essere un rampollo di una simile dinastia nata dalla piccola e media impresa locale. «Ciò può sopraffare o costituire un obbligo. Alessandro ha deciso che costituisce un obbligo. Bello, ricco, atletico, sempre a proprio agio, in stretta confidenza con Henry Kissinger, con il direttore della Stampa, suo amico, e John Elkann (nipote di Giovanni Agnelli), padrino di suo figlio, avrebbe potuto “godersela”. Diventare un erede “letterale”, proseguendo sui binari già tracciati del lascito di suo padre. Ha preferito farsi da parte».
Le Figaro ricostruisce poi la formazione di Alessandro negli Stati Uniti «per studiare nelle migliori scuole, prima a Boston e poi a Harvard. Quindi lavorando nella City, presso Morgan Stanley. Un allontanamento per mettersi alla prova. Per affermarsi. All by myself, come cantava Eric Carmen. Il motto tradizionale “dei figlio di”. Forse per prendere un po’ d’aria, ma questo non lo dirà mai».

La giornalista sottolinea la riservatezza di casa Benetton, un tratto distintivo impresso nei geni trasmessi da Luciano ad Alessandro. «Non dice mai molto di sé. Riflesso di auto-protezione di un erede estremamente prudente, ponderato, che ha l’abitudine di fuggire dai riflettori, ma che sa mettersi in mostra quando la situazione lo richiede. Lui, che a otto anni ha posato in shetland giallo per l’azienda di famiglia e, racconta, che a dodici anni puliva le macchine e il pavimento della ditta, ritorna sempre e comunque a parlare della “sua” società, 21 Partners, guida di molti investimenti in aziende e progetti. L’ha creata nel 1992. Aveva solo 26 anni all’epoca e alcuni dubitavano della sostenibilità del suo business. Ma, seguace della teoria del pensiero laterale, secondo cui grazie all'immaginazione è possibile ritrovarsi dove meno ci si aspetta, Alessandro riuscirà nel suo intento».
Fabio Poloni
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