L’elicottero dirà «addio» al Prosecco

VALDOBBIADENE. L’ultimo volo dell’elicottero è stato sabato mattina. La stagione non richiede altri trattamenti aerei sui vigneti del Prosecco Docg. Se ne riparlerà, forse, la prossima primavera: l’utilizzo dell’elicottero dei fitofarmaci sembra avere le ore contate. Roberto Comello, tecnico dell’Eliconsorzio Prosecco, ci accompagna in una giornata tipo di trattamenti aerei tra Guia e Col San Martino. Con lui c’è Gianni, consigliere dell’Eliconsorzio: «Qualcuno ci chiama assassini. Eppure non avveleniamo nessuno. L’elicottero sparge prodotti poco inquinanti, e in quantità ridotte».
Il giorno dei trattamenti dal cielo inizia presto. Bisogna sfruttare le ore meno calde, e con meno vento. Alle sette tecnici e pilota si ritrovano in una delle sette basi tra Col San Martino e Valdobbiadene. A Guia, la base è a 450 metri sul livello del mare, sotto le Pianezze. Lì arrivano anche un’autocisterna, e un furgone con il carico di Aviocaffaro, la miscela che pioverà sui vigneti. Nella cisterna, acqua all’80% e Aviocaffaro al 20. Questo è un anticrittogamico a base di rame e coformulanti non meglio specificati, sui quali in molti hanno chiesto chiarezza: «Si tratta di emulsionanti e prodotti anti deriva, nient’altro», assicura Comello. L’Uls7 effettua controlli regolari sulla miscela. L’elicottero, quando si alza in volo, ha una potenza di 190 cavalli e pesa 900 chili. Raggiunge una velocità massima di 60 nodi (circa 120km/h). Ogni tre o quattro minuti, deve tornare alla base per rifornirsi di Aviocaffaro. La base di Col San Martino era a sud del paese, e l’elicottero è dovuto passare sopra l’asilo e il centro abitato, scatenando le ire delle mamme. «Per questo abbiamo modificato la rotta, e abbiamo messo un silenziatore», commenta Comello. «A 150 metri, l’elicottero fa meno rumore di un cantiere. Siamo sui 60 decibel».
Alla guida c’è un ragazzo. La prima settimana, tra proteste e rotte da imparare, è stata un inferno. Ora i tecnici dicono sia tra i migliori piloti in circolazione. Francesco Piazzolla, 27 anni, di Torino: uno dei pochi che in Italia fanno questo mestiere. Nella settimana dei trattamenti, niente fumo, niente alcol né caffè, a letto alle nove e mezzo: «È un lavoro impegnativo ma stimolante» commenta Francesco. «Devo essere sempre concentrato e fare una vita regolare». I vigneti che deve irrorare li riconosce, dall’alto, perché sono segnati da sacchettini bianchi in cima ai pali di sostegno. La legge prevede che i vigneti da trattare con l’elicottero non possano essere raggiungibili con altri mezzi. In realtà non è così: vigneti irrorati con i mezzi tradizionali confinano con quelli che hanno scelto l’elicottero. Ancora Comello: «Succede perché in alcuni vigneti i proprietari sono anziani, e non riescono a salire a piedi o col trattore. Chiedono a noi di dare una mano». Al termine del giro, Comello e Gianni ci mostrano uno stagno tra i filari appena irrorati. «Se usassimo prodotti così velenosi come dicono, non sarebbe popolato com’è ora» commenta Gianni. «Sulle colline sono tornati anche lepri e cinghiali». Il problema, per molti, non è la miscela irrorata, ma la sicurezza. L’elicottero è costretto a virate acrobatiche, a non più di sei metri dal suolo. «Stiamo facendo di tutto per rassicurare i cittadini. La nostra porta è sempre aperta, confrontiamoci».
Andrea de Polo
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