"Lei è mio marito", folla all'Edera con Gracis e Giovanardi

Tutto esaurito ieri sera all’Edera di Treviso per la prima del film “Lei è mio marito”, delle registe Annamaria Gallone e Gloria Aura Bortolini. Quest’ultima, filmmaker trevigiana, si è interessata alla vicenda di Alessandro Gracis, noto avvocato civilista con studio a Conegliano, che a 52 anni ha deciso di cambiare sesso e diventare donna. Ci sono voluti 3 anni di riprese per completare il film documentario, che racconta i travagli interiori di Alessandra e tutta il complesso iter per sottoposti all’operazione chirurgica a San Francisco.
Dal film emerge il ritratto di un affermato professionista nei suoi momenti di fragilità, i dubbi e tormenti prima dell’intervento, la sorpresa della sua trasformazione nei racconti di parenti ed amici, la comprensione dei clienti e dei colleghi e soprattutto il legame affettivo con la moglie che le è sempre rimasta accanto. Il matrimonio con Roberta, celebrato il 21 dicembre 2012 nel Comune di Conegliano, è valido finché Alessandra risulterà essere un uomo all’anagrafe. Ora la missione di Gracis è anche quella di seguire i casi di transessuali vittime di operazioni non riuscite. Al termine della proiezione, la serata, organizzata in collaborazione con il Coordinamento LGBTE di Treviso, è proseguita con un dibattito su temi quali i transgender e le coppie di fatto, con la presenza del senatore Carlo Giovanardi. Una discussione sobria e pacata, con qualche punto di vista differente ma anche tanta voglia di confrontarsi.
Non certo come in occasione del confronto con VIttorio Sgarbi di fine ottore: "I matrimoni gay? Sono dei culimoni".. Le donne? «Non devono fare attività politica, guardate la Pivetti, la Boldrini, pensate alla Anselmi che s'è inventata la P2, che non esiste, o alla Bindi...persino Verdini è meglio della Bindi». Alla Camera è stato il Vittorio Sgarbi-show. L'opinionista, invitato dal senatore Carlo Giovanardi a una conferenza stampa sulle unioni civili con l'avvocato Alessandra Gracis è stato un fiume in piena e dà vita a un lungo e provocatorio monologo, che spazia dai diritti delle donne alla vita privata. È Giovanardi il primo a prendere parola, sottolineando che sulle unioni civili «c'è totale disinformazione. Per esempio non viene sottolineato che nel ddl Cirinnà si danno diritti solo alle unioni tra persone dello stesso sesso. Il nostro punto di vista è che i diritti devono intrecciare qualunque forma di coppia, non solo quelle omosessuali». Sulla stepchild adoption poi, «l'80% degli italiani non è d'accordo», incalza il senatore ex Ncd che poi sottolinea: «la maggioranza dei gay sono persone serie, non sono penne e piume di struzzo come al Gay Pride, o Luxuria».
Poi è toccato all'avvocato Gracis, nato uomo ma che poi ha cambiato sesso diventando donna, dire il suo 'stop' alla stepchild adoption, dannosa, a suo giudizio, per i bambini. «I tempi in Italia non sono maturi, non scaraventiamoli nell'arena dei leoni», è l'appello di Gracis.
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