"Le parole che non riesco a dire": un giovane autistico racconta il suo mondo

Andrea Antonello, ragazzo autistico di 22 anni di Castelfranco Veneto, racconta il suo "mondo a rovescio" in un volume edito da Mondadori
Andrea Antonello con il papà Franco
Andrea Antonello con il papà Franco

CASTELFRANCO VENETO. Un bellissimo principe di 22 anni, figlio delle fate (tali erano considerati i bambini autistici), prigioniero di un incantesimo che ha chiuso in uno scrigno le sue parole impedendogli di dare voce alle sue emozioni. Ma un tablet e la scrittura guidata hanno magicamente liberato i pensieri di Andrea Antonello, giovane autistico di Castelfranco.

Li ha fatti finire nel suo libro per ragazzi “Le parole che non riesco a dire”, 64 pagine illustrate dai coloratissimi disegni di Carla Manea, da oggi in libreria edito da Mondadori. E sabato 17 settembre alle 17.30 protagonista a Pordenonelegge. Un’opera prima non solo perché il suo giovane autore debutta nel mondo ufficiale della “letteratura”, ma anche e soprattutto perché racconta con semplicità ed efficacia ai bambini (e anche agli adulti) l’autismo, accompagnando i pensieri di Andrea con i consigli della psicologa castellana Chiara Berton su come comportarsi con “chi vive sulle punte, insicuro in ogni momento”.

Sei mesi per raccogliere le emozioni tramite la comunicazione facilitata che dà voce ai mille pensieri che frullano liberamente, senza un ordine precostituito, nella testa di Andrea, grazie alla tastiera del suo tablet. Ogni martedì, da 12 anni, questo principe senza parole affida i suoi sentimenti al portatile e racconta il suo mondo. «Io per voi sono un alieno, amico da scoprire, un esempio di mondo che funziona alla rovescia», scrive Andrea.

E l’obiettivo del libro, che rientra tra i progetti della fondazione “Bambini della Fate”, è proprio avvicinare bambini e adulti a una realtà sempre più presente nelle scuole: l’autismo, fornendo gli strumenti per interpretarla e ordinarla.

Se esplode la rabbia che «può scoppiare come una bomba», mossa da «aspettative eccessive, presa in giro sui deboli», Andrea prova a respirare lentamente: «A volte riesco a controllarla». «La rabbia», spiega Chiara Berton, «deriva dall’avere dentro tantissime cose da dire e nel non poterle esprimere. Provate a stare un giorno fermi e in silenzio, mentre siete con i vostri amici o nella vostra famiglia. Un giorno senza comunicare con nessuno, neanche attraverso gli sguardi. Vi sembrerà di scoppiare dalla voglia di parlare, muovervi, comunicare».

E allora come aiutare Andrea? «Lascialo sfogare, non cercare di intervenire e aspetta che si calmi la tempesta e torni l’arcobaleno». Semplici consigli per aiutare a convivere con le emozioni forti e talvolta incontrollate dei bambini delle fate. Piccole perle che rendono prezioso questo libro per superare la barriera che divide questi bambini speciali dai loro coetanei.

«Questo volume», dice Franco Antonello, papà di Andrea, «è nato da una proposta fattaci da Mondadori che abbiamo colto al volo. Se vogliamo cambiare, se vogliamo che i ragazzi come Andrea escano da centri specializzati, in alcuni dei quali vivono sedati se non addirittura legati, bisogna rendere esperienza quotidiana la loro “straordinarietà”». I loro pensieri accavallati nell’esposizione si dipanano così fino a diventare di fluida e facile interpretazione. Diventano, come scrive Andrea parlando di fiducia, «pensieri positivi. Con pensiero positivo realizziamo cose vere che desideriamo. Regaliamoci a vicenda sorrisi di pace. Fiduciosi si è belli».

Andrea sa bene di essere un ragazzo fortunato, sa di avere un privilegio, quello di «poter aiutare gli altri» con la sua testimonianza. I magnifici viaggi con papà, le innumerevoli partecipazioni televisive, il best seller “Se ti abbraccio non avere paura” con cui Fulvio Ervas ha raccontato la storia di Franco e Andrea e che presto diventerà un film di Gabriele Salvatores, sono tutti strumenti per attirare l’attenzione sull’autismo, farne parlare, dare voce ai troppi silenzi dei bambini delle fate.

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Sul numero in edicola mercoledì 14, “Topolino” dedicherà ad Andrea cinque pagine. «Noi ci sporchiamo le mani, ma con i colori dell’allegria», chiude papà Franco, «perché tutti i bimbi e i ragazzi come Andrea possano raccontare le loro emozioni. Se vogliamo cambiare, dobbiamo puntare sull’educazione partendo dai bimbi della prima elementare». E “Le parole che non riesco a dire” saranno allora chiare per tutti.

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