Le maestre “pubbliche” «Un’unica squadra per i nostri alunni»

Fanna, docenti solidali con le colleghe assunte dai genitori «Insieme per dare una risposta alle esigenze delle famiglie»
Di Alessandra Vendrame

Unite nel lavoro in classe sotto lo stesso tetto della scuola pubblica. Le maestre docenti in cattedra, il mattino. Le maestre educatrici del doposcuola, il pomeriggio. Le prime sono dipendenti del ministero dell’Istruzione. Le seconde invece assunte direttamente dai genitori degli scolari, notizia che in questi giorni ha fatto molto discutere in merito ai tagli alla scuola pubblica.

Ma tra le aule della scuola primaria Fanna formano un’unica squadra al lavoro per gli alunni. Quindici docenti d’istituto, più sette educatrici dipendenti stavolta di mamme e papà: «Non abbiamo coniato una ricetta vincente. C’è soltanto la volontà di dare una risposta alle esigenze reali delle famiglie», spiegano le maestre Annamaria Bazan e Adriana Bellotto, due docenti della Fanna, scuola dell’istituto comprensivo Stefanini.

Una fucina di risorse umane ha preso il largo in una scuola primaria di quartiere, a Selvana. Quando la scuola pubblica in tempo di austerity non sembra far altro che remare contro: sforbiciando le risorse a suon di tagli al corpo docente, ai fondi d’istituto e alle ore di scuola. Le maestre aprono per prime la porta della scuola trevigiana dove i genitori sono diventati datori di lavoro. E la campanella ha imparato a suonare più volte in una giornata. Con orari “su misura” di famiglia: «La struttura che c’è qui è flessibile. C’è chi ha bisogno di tempi scuola più lunghi e chi di tempi più corti», puntualizzano le maestre al lavoro da anni con le educatrici assunte dall’associazione genitori “Canguro Fanna” per garantire il tempo prolungato.

Ecco dunque che in questa scuola alla campanella di fine giornata dell’una, dopo il pranzo in mensa, ne fa seguito un’altra che squilla alle 14.15 per gli alunni che frequentano il doposcuola “part time”. E ancora un’altra si fa sentire alle 16.30 per chi rimane per tutto il tempo. Tra una campanella e l’altra la scuola non resta certo a guardare. Il “passaggio di consegne” tra le docenti del mattino e le educatrici del pomeriggio è parte integrante della giornata di lavoro delle insegnanti: «Lavorando sotto lo stesso tetto collaboriamo insieme», affermano le maestre, «spieghiamo loro il lavoro svolto in classe durante la mattina per non creare strappi all’attività didattica». Briefing concluso, il lavoro del team di maestre si completa con un calendario di riunioni per il confronto: «Le regole a scuola devono essere uguali sempre. Perché questo aiuta i bambini e dà loro sicurezza».

Alla Fanna in classe tutte le mattine quest’anno rispondono all’appello 170 bambini. Un centinaio i piccoli alunni che si fermano a scuola metà pomeriggio. Una cinquantina coloro che rimangono tutto il tempo del doposcuola, fino alle 16 e 30. Per i genitori che ne fanno richiesta l’ultima campanella può arrivare alle 17.30 con un servizio di sorveglianza aggiuntivo. Per questo a fine giornata si aprono pure le porte della vicina scuola d’infanzia parrocchiale Cristo Re e il servizio è garantito anche per i bambini dell’asilo.

I tempi della giornata di lavoro sono arrivati a scandire pure l’orario della campanella scolastica. Eppure le insegnanti ricordano che nella scuola il metro di misura non è certo quello dell’orologio: «Non va bene identificare il tempo di permanenza di un bambino in classe con la qualità della scuola», concludono le maestre, «Prima vengono i contenuti e la progettualità. La buona scuola è quella dove il bambino si trova bene e sta bene».

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