Le famiglie rifiutano le badanti «Manca la giusta formazione»

Castelfranco. «Nel solo mese di agosto abbiamo dovuto dire di no a una decina di famiglie che ci hanno richiesto il servizio di assistenza agli anziani perché non ci sono abbastanza badanti qualificate». Martina Simeoni, castellana, ha aperto nel febbraio 2018 l’agenzia Badaben a Castelfranco con la mission di offrire «assistenza familiare qualificata», riscontrando un’esigenza crescente nel mercato: «I familiari degli anziani sono comprensibilmente sempre più attenti, noi selezioniamo accuratamente il personale ma così facendo non riusciamo a soddisfare tutte le richieste». E parte l’appello a Comune e Regione per risolvere il problema.
Ecco cosa manca secondo la giovane imprenditrice: «I corsi di formazione andrebbero integrati. L’esigenza è di formare bene il personale non solo dal lato sanitario ma anche sugli usi e costumi italiani, tra cui le abitudini alimentari». Una premessa è d’obbligo: «Nei casi in cui è richiesta la convivenza, sempre più frequenti, l’80 per cento delle badanti sono straniere, solo il 20 per cento sono italiane». E oltre a dover conoscere la cucina italiana, secondo Martina ci sono altri gap da colmare: «Alcuni anziani mangiano solo zuppe, altri devono seguire diete particolari, i corsi di formazione dovrebbero guidare le badanti anche in questo». E ancora: «Anche la conoscenza dell’italiano è fondamentale e a volte ci troviamo in difficoltà».
Se le richieste continuano ad arrivare, è difficile accontentare tutti i familiari «soprattutto ad agosto e durante le festività, quando siamo in difficoltà nel trovare personale». La selezione richiede attenzione: «Dobbiamo garantire che le badanti siano preparate e predisposte a questo lavoro, e ci siamo resi conto che non tutte coloro che si mettono alla prova riescono poi a reggere lo stress». La formazione «andrebbe implementata dal punto di vista pratico per testare l’attitudine a questo tipo di lavoro». Per migliorare il servizio, andando incontro alle richieste delle famiglie, «bisognerebbe mettere le aspiranti badanti nelle condizioni di poter frequentare i corsi. Alcune hanno la volontà ma non i soldi per frequentarli. Trattandosi di un servizio con un valore sociale credo che dovrebbero essere sovvenzionati dalla Regione. Inoltre il Comune dovrebbe interagire anche con altre realtà che si occupano di assistenza, non solo con una cooperativa e basta», chiude Martina. —
Maria Chiara Pellizzari
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