Le 60 primavere di Red e l’amarcord della Treviso beat

Non sono sole pagine che raccontano come è nata una stella, ma anche la città e i personaggi che hanno fatto da “cornice” ad un’avventura musicale che dura oltre le mode. “Ho visto sessanta volte fiorire il calicanto” è l’autobiografia in cui Red Canzian, bassista e cantante dei Pooh, si mette a nudo, raccontando pubblico e privato, dall’infanzia, povera ma felice, nella natìa Quinto, fino all’incontro che cambiò il destino di un ragazzo della provincia veneta, figlio di un camionista e di una casalinga, destinato a diventare geometra. E poi gli amici delle prime “schitarrate”, la vittoria al Festival Stroppolo d’oro di Conegliano cantando Yesterday dei Beatles, le donne che gli hanno preso il cuore, la famiglia sopra ogni cosa, gli oltre quarant’anni di tour, incisioni e successi con i Pooh , il gruppo più “resistente” (sebbene Stefano d’Orazio abbia lasciato da un paio d’anni) del pop italiano. Il libro, edito da Mondadori, dopo essere stato abbondantemente recensito dai media, oggi viene presentato ufficialmente da Red (Bruno per l’anagrafe) alla Libreria Ubik Marton in Corso del Popolo a Treviso, alle 18. Il musicista, ovviamente, è dalla sua città che inizia il giro di presentazioni (tra una pausa e l’altra del tour con l’Esselunga che impegna i Pooh a maggio). Quella Treviso in cui tutto iniziò, alla fine degli anni ’60 con la nascita dei Prototipi (c’erano Adolfo Baratto, Paolo Podda, Mauro Bolzan e per un breve periodo anche Paolo Steffan, Roberto Grattoni, Walter Gsparaini e Luciano Balbinot), oggi non c’è più, totalmente mutata da cambiamenti economici, culturali e politici. Il merito di Red è di far rivivere, in queste pagine, la Treviso “felix” - almeno per la gioventù di allora che amava i Beatles, il beat e il rock dell’età d’oro - che ballava all’Hotel Carlton la domenica, d’estate si riversava nei locali di Jesolo, oltre alle rituali “vasche” in Calmaggiore del sabato pomeriggio. Monumento “solitario” di quell’epoca è quanto resta del glorioso New Time, in Piazza Giustiniani, discoteca abbandonata da decenni e che, come ricorda Red, fu costruita dall’indimenticato Aldo Varischio - direttore del Carlton - che aveva visto nei Prototipi (poi mutati in Capsicum Red) un talento non comune, tanto da ideare per loro un locale che doveva calcare le orme del Piper di Roma. «Era il 1969 quando inaugurammo il New Time, il locale più moderno del Veneto, costruito apposta per far suonare noi..», scrive il musicista, «la gente arrivava da tutto il Triveneto: la più bella gioventù era lì, sotto il palco, solo per noi... Eravamo totalmente amati dal nostro pubblico che quando, per due volte, il buon Aldo provò a far venire dei gruppi famosi nel “nostro” New Time, furono accolti molto freddamente». E in quel locale un giorno arrivò Pino Massara, il discografico che cambiò definitamente la vita di Bruno degli anni ’60 in quella di Red di oggi.
Cristiana Sparvoli
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso