L’avvocato non ha dubbi «Il virus è stato preso lì»

Secondo il legale Saracco «l’infezione era evitabile con una pulizia corretta dell’impianto di nebulizzazione e di quello di condizionamento»

SAN BIAGIO

«La perdita di un familiare è difficile da accettare, a maggior ragione se avviene in questo modo, in ospedale: vogliamo capire». Il tono di Riccardo Menegazzi è tranquillo, anche se ancora profondamente scosso. L’intervento a cui si era sottoposto suo padre Claudio lo scorso 13 luglio al policlinico di Padova, seppur delicato, era riuscito alla perfezione. Poi il dramma: una polmonite da legionella e la morte.

Qualcosa di davvero duro da comprendere, poiché nulla – nemmeno quell’operazione – avrebbe nel peggiore dei casi avuto come conseguenza il decesso. Per il falegname in pensione di Olmi di San Biagio, 66 anni e due figli, contro ogni ipotesi, non c’è stato invece nulla da fare. La legionella, con ogni probabilità contratta all’interno della struttura – questo, almeno, è quanto sostiene l’avvocato della famiglia – ne ha causato la scomparsa nella notte del ventesimo giorno di ricovero.

L’uomo abitava assieme alla moglie Elisa in via Borgo Chiesa, a due passi dalla chiesetta di San Floriano. Era molto conosciuto in paese, in particolare per l’attività artigianale che aveva svolto per oltre trent’anni. «L’addio a un familiare è sempre difficile da accettare, specie se avviene così, in una struttura ospedaliera» prosegue Riccardo, classe 1986, uno dei due figli dell’uomo, «è stato davvero pesante dover affrontare una situazione del genere, la nostra è una famiglia semplice e umile: non puntiamo il dito contro nessuno, ma vogliamo capire e andare a fondo della cosa. Metabolizzare una scomparsa, arrivata quando tutto sembrava andare per il meglio, è dura – conclude Riccardo Menegazzi – specie per mia madre, ma la perdita di papà ci ha segnato tutti, indistintamente».

Una scomparsa, quella dell’uomo, avvenuta nel giro di qualche giorno, e che oggi – dopo l’intenzione dei familiari di non voler lasciare nulla al caso – dovrà prima o poi essere spiegata. «Sono in corso tutte le valutazioni per chiarire l’eventuale responsabilità della struttura sanitaria», spiega l’avvocato Umberto Saracco del foro di Treviso e legale della famiglia, «gli approfondimenti saranno condotti a tutto campo, ma con le convinzioni che l’infezione fosse evitabile e che il virus sia stato contratto in ospedale. I due bacini di incubazione tipici sono i nebulizzatori d’aria o i condizionatori, dove può trovarsi dell’acqua stagnante. Forse chi doveva utilizzare dell’acqua sterile non l’ha fatto a dovere – conclude l’avvocato – una pulizia corretta degli impianti annullerebbe ogni rischio». –

Alessandro Bozzi Valenti

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