Lavitola, le tangenti portano nella Marca

La polizia perquisisce a Vazzola il consorzio Svemark: trovate 300 pallottole nell’ufficio dell’imprenditore Passalacqua
Di Giorgio Barbieri

È nella Marca, più precisamente in via Cal Longa 22 a Vazzola dove c’è la sede del consorzio Svemark, il cuore dell’inchiesta su Valter Lavitola, rientrato in Italia lunedì mattina dopo mesi di latitanza. Il faccendiere, noto alle cronache per le sue estenuanti telefonate a Silvio Berlusconi, è accusato di corruzione internazionale per presunte tangenti a politici panamensi. L’obiettivo? Un appalto del valore di 176 milioni di euro per la costruzione di 4 carceri modulari nel Paese centroamericano.

Il consorzio di imprese Svemark è l’unica società in Italia titolare della tecnologia necessaria per la realizzazione dell’opera. Gli agenti della questura di Treviso, martedì pomeriggio, hanno perquisito la sede di Vazzola e, in particolare, l’ufficio di Paolo Passalacqua, legale rappresentante della Precetti Spa, una delle aziende capofila del consorzio. Qui sono stati sequestrati due computer e diversi documenti contabili. Dentro una cassaforte, sempre all’interno dell’ufficio di Passalacqua (sul quale pende un mandato d’arresto), sono anche stati trovati 300 proiettili non registrati. Il materiale sequestrato è stato inviato alla Procura di Napoli, che coordina le indagini sulla corruzione internazionale. Il manager è stato poi denunciato alla Procura di Treviso per la detenzione illegale delle munizioni.

Secondo gli investigatori l’ex editore dell’Avanti, Valter Lavitola, aveva il ruolo di «intermediario della complessiva operazione corruttiva», mentre il presidente panamense Ricardo Martinelli era il corrotto. Tutto prende le mosse dal memorandum di cooperazione tra Italia e Panama, firmato il 30 giugno 2010, che prevedeva, tra l’altro, l’implementazione del sistema carcerario panamense con i cosiddetti «moduli». Un accordo, scrive il gip di Napoli, finalizzato «legittimamente» a favorire il consorzio di imprese Svemark, l’unica società in Italia in grado di costruirle. Del consorzio fanno parte Angelo Capriotti e Paolo Passalacqua, il primo legale rappresentante del Consorzio Sve e il secondo della Precetti Spa, mentre presidente viene nominato un tecnico, Mauro Velocci, ex funzionario del ministero della Giustizia, che dopo la sua estromissione dall’affare diventerà il teste-chiave dell’inchiesta.

Secondo l’accusa, Lavitola e gli imprenditori italiani, insieme ad altri personaggi (tra cui il faccendiere Francisco Martinelli, detto Frankie, sedicente avvocato, cugino e uomo di fiducia del presidente), per ottenere la commessa dal governo di Panama, hanno promesso allo stesso Presidente, al ministro della giustizia Mendez e ad «altri esponenti politici e di governo in via di completa identificazione» la somma di 20 milioni di dollari e un elicottero Eurocopter, con interni in pelle Hermes, da 8 milioni.

La promessa della maxi-tangente sarebbe servita dunque ad accelerare l’iter amministrativo, fino ad arrivare alla predisposizione della bozza finale del contratto, che però non viene concluso. L’affare dunque sfuma, ma nel frattempo diverse mazzette, per un importo complessivo di svariate centinaia di migliaia di dollari, sono già state versate. Nell’ordinanza si citano quattro diversi episodi.

In uno di questi, nel marzo 2011, ci sarebbe stato un versamento di 60 mila dollari proprio a Passalacqua, secondo l’accusa destinati a Martinelli: somma corrisposta attraverso un bonifico destinato ad uno conto della stessa società Devor Diagnostic riconducibile all’amico del presidente.

In precedenza, nell’ottobre-novembre 2010, c’è un versamento di 64 mila dollari «destinati al presidente Martinelli», consegnati da Capriotti «in una valigetta di colore scuro» al cugino del presidente. Sempre Capriotti avrebbe corrisposto (nel gennaio 2011) 16 mila dollari al ministro Mendez, attraverso un bonifico destinato ad una società, la Devor Diagnostic, riconducibile a Rogelio Oruna, «imprenditore dominicano amico intimo e uomo di fiducia del presidente Martinelli». L’ultimo e più importante «corrispettivo illecito» di denaro, pari a 530 mila euro «destinati al presidente Ricardo Martinelli, su indicazione di Lavitola», sarebbe stato effettuato nel maggio-giugno 2011.

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