L’assessore Negri «Minacciato via email»

PIEVE DI SOLIGO
«Negri la pagherà cara»: minaccia indirizzata agli uffici tecnici e rivolta all’assessore pievigino all’Urbanistica, Giuseppe Negri, partita da un indirizzo email apparentemente della proprietà dell’Albarossa vini di Solighetto. «Ho sporto denuncia per i reati di calunnia e minacce», dice il diretto interessato. Sta prendendo pieghe poco civili la vicenda legata ai vigneti espropriati dal Comune di Pieve di Soligo alla Albarossa vini di Solighetto. Lunedì infatti, dall’indirizzo telematico dell’azienda vitivinicola, è partita una mail verso gli uffici tecnici pievigini al cui interno, tra una sequela di accuse, appare l’esplicita minaccia all’assessore Negri, che annuncia: «Ho già dato mandato al mio avvocato di procedere nei confronti dell’azienda». Ieri abbiamo cercato più volte il responsabile dell’azienda vinicola, ma non siamo riusciti a rintracciarlo: non è nota, quindi, al momento la sua versione dei fatti.
È un fatto però che ci sono rapporti sempre più tesi per una vicenda amministrativa che ha inizio quasi 11 anni fa, sotto il mandato di Fabio Sforza che l’attuale giunta ha ereditato e che in tempi recenti ha portato al pignoramento da parte del Comune di 4000 metri di terra di cui 2500 circa di vigneto di proprietà della ditta di via Fabbri. Terreni andati all’asta già due volte, l’ultima la scorsa settimana, aste sempre andate deserte. Il caso è nato da un’ispezione del 25 maggio 2010. Sui terreni in via Fabbri (parte di questi sotto vincolo ambientale), i tecnici hanno ravvisato e notificato alla proprietà «l’esecuzione di lavori consistenti in movimenti terra con variazione sostanziale delle quote originarie e dei profili orografici, in particolare sul lato est della proprietà, e nell’estirpazione di una porzione boscata, a nord est della proprietà, che hanno comportato l’alterazione dello stato dei luoghi», chiedendo di porvi rimedio, come previsto dalla normativa vigente. L’azienda avrebbe potuto mantenere la proprietà pagando un’ammenda. —
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso