L’asilo trasloca: residenti contro il parroco

Dopo la riunione che una quindicina di giorni fa aveva palesato tutto il malcontento dei parrocchiani e dei genitori dei bimbi dell’asilo di S.Antonino per il progetto di ristrutturazione del parroco, la situazione è degenerata. I residenti di S.Antonino hanno scritto una lettere alla Curia vescovile, denunciando tutta la situazione e il loro assoluto malcontento per le scelte «non concertate» di don Sandro Dalle Fratte, il parroco, guida del piano, e protagonista venerdì scorso di un’altra infiammata riunione parrocchiale in cui non sono mancate urla, accuse, veleni.
Siamo al limite della «sfiducia», ammesso che il termine possa utilizzarsi in questioni che riguardano la gestione di una parrocchia. A ribellarsi infatti è un fronte ampissimo di residenti, un fronte che va ben oltre i nuclei familiari che usufruiscono del servizio «di un asilo che fino ad oggi è stato un modello esemplare» dicono, «e che ora rischia di peggiorare».
Il progetto disegnato da Don Sandro prevede infatti di traslocare al primo piano dell’edificio la classe dei più piccoli, compattando le aule tutte al secondo piano e dedicando il pian terreno ad ingresso, refettorio, sale parrocchiali. Nell spazio così riorganizzato Don Sandro e il consiglio parrocchiale hanno previsto anche un bar ad uso della parrocchia ma anche - pare - dei turisti che in futuro frequenteranno l’isola di Villapendula grazie alla passerella di prossima costruzione. Di mezzo quindi, pare ci siano anche prospettive di incasso. Totale spese? Per ora (il piano prevede anche una seconda fase) 40 mila euro.
«Traslochiamo un asilo di eccellenza per un bar? Assurdo» attaccano i residenti, «i bimbi, anche i piccoli, saranno costretti a fare sempre le scale e avranno con una sola via di uscita e di emergenza. Poi perderanno il parchetto, oggi dedicato, che Don Sandro vuole rendere pubblico relegando i bimbi in uno spazio sul retro, più piccolo». Ma ad aver mandato su tutte le furie gli abitanti di S.Antonino è anche il fatto che il parroco, strenuo difensore del piano, «non abbia voluto sentire ragioni. Un progetto del genere deve essere concertato, invece così non è stato. Alternative ce n’erano. Ma non ha voluto ascoltare». Di qui la decisione di scrivere alla Curia e consegnare la lettera a mano per essere certi venisse letta al volo ai piani alti della Diocesi. Il cantiere infatti parte domani e i residenti sono pronti a tutto per evitalo.
Contro il parroco un fronte compatto e numeroso (la raccolta firme fatta mesi fa contro il progetto contò 240 sottoscrizioni) nel quartiere. C’è chi si dice pronto a bloccare fisicamente l’inizio dei lavori.
Il bar non s’ha da fare. Di certo, secondo i residenti, non così.
Federico de Wolanski
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