Lascia un buco di 6 milioni: arrestato

MONTEBELLUNA. Quattro milioni di merce acquistata, mai pagata e sparita, decine di aziende raggirate, un tesoro nascosto chissà dove. Sono gli elementi della maxi inchiesta effettuata dalla Guardia dei Finanza che due giorni fa hanno stretto le manette ai polsi di Giuseppe Nunzio Santoro, 54 anni, foggiano, imprenditore che per tre anni ha truffato il mercato di Montebelluna.
L’indagine. Gli investigatori sono arrivati a lui dopo l’indagine aperta a seguito del fallimento di una società, la L.G. srl, specializzata nella realizzazione di buste in plastica. Gli accertamenti hanno portato a scoprire che la società, messa in liquidazione e poi dichiarata fallita nel 2010, aveva la stessa sede legale di un’altra azienda – la General Pav srl – intestata come la prima a Santoro e fallita come quella nel 2010. Nel capannone di via del Cristo: nulla. Né merci, né macchinari, né avanzi di produzione. E tantomeno registri o libri contabili. Lì c’era solo lo stupore e la rabbia del proprietario dello stabile affittato dal foggiano nel 2007 e mai pagato.
Il maxi buco. Scavando, i finanzieri hanno così scoperto che per tre anni, mentre l’azienda di sacchetti proseguiva una timida attività forse di «copertura», il foggiano si dava ad uno shopping forsennato utilizzando partita iva e referenze delle due società. Gli acquisti? Oltre 4 milioni di euro divisi in oggetti di ogni genere, materiali legati all’attività delle sue ditte, ma anche investimenti in altri campi, nel divertimento, nell’arredamento.
Imprese e banche truffate. Decine le società alle quali Santoro si era rivolto e che aspettavano da lui un pagamento che non è mai arrivato. Lo stratagemma? Farle aspettare, e quando l’insistenza si faceva più pressante, staccare un assegno postdatato che faceva riferimento a uno dei vari conti correnti aperti dall’uomo per gestire «i capitali» dell’azienda. Santoro staccava assegni intestati Veneto Banca, Popolare di Vicenza, Volksbank, Credem, Credito Bergamasco, Popolare di Verona, Banca Stella. Tutti veri, tutti vuoti. Quando le società sono andate a battere cassa infatti, hanno scoperto che i conti erano stati svuotati, che il foggiano era sparito, che le società risultavano ormai in liquidazione, che nei capannoni di Montebelluna c’era solo vuoto e polvere. Ma a soffrire con loro erano le stesse banche, con le quali il 54enne aveva contratto mutui incassando finanziamenti da 2,6 milioni di euro ovviamente mai onorati.
Il blitz. Quando la Guardia di Finanza ha capito cos’era successo ha fatto scattare la rete cercando di individuare Santoro. Le tracce? I fallimenti. Allargando il campo infatti i finanzieri hanno scoperto che solo nel corso del 2012 Santoro, rientrato a Foggia, aveva avviato al fallimento altre cinque società a lui intestate: Tekno Costruzioni, Cereal Puglia, Nami srl, Mp Garden, Edil Da.Ri.Ca.. Società impiegate i settori diversi, facenti capo tutte a un indirizzo di Foggia e utilizzate come le società trevigiana per effettuare acquisti di merce che con il fallimento era rimasti - guardacaso - mai pagati.
«Arrestatelo o fugge». Il gip del tribunale di Treviso, davanti alle prove raccolte dai finanzieri ha firmato immediatamente l’ordine di custodia cautelare in carcere per bancarotta fraudolenta. A richiedere il carcere, oltre alla gravità del reato, il pericolo di reiterazione ma soprattutto il pericolo di fuga. Secondo gli investigatori infatti, il fatto che tutte nel cinque società pugliesi intestate al foggiano fossero state fatte fallire nel corso del 2012 –l’ultima a dicembre – poteva significare solo una cosa: l’imprenditore si stava preparando a sparire, in Italia o all’estero.
A effettuare l’arresto i finanzieri di Foggia, all’alba di mercoledì.
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