L’Arep finisce in “vendita” patto con azienda udinese

L’anno scorso ha celebrato i 30 anni di attività, adesso all’Arep, l’onlus di via Vazzole a Villorba, vive ben altre congiunture. E conosce orizzonti che fino a pochi mesi fa sembravano fuori discussione. C’è un preliminare di intesa, un accordo di massima, con la Sereni Orizzonti di Udine, colosso friulano dell’assistenza agli anziani, e delle case di riposo, guidato da Massimo Blasoni, imprenditore, numero due del Pdl del Friuli Venezia Giulia. In passato, fra anni ’90 e 2008, ha accumulato condanne e patteggiamenti per reati che vanno dall’esercizio abusivo della professione (si spacciava per consulente del lavoro) all’evasione fiscale, dalla bancarotta all’ appropriazione indebita (come vicepresidente dell’istituto case popolari). L’intesa, ancora in divenire – non c’è il nero su bianco, ma solo un impegno – parte da un possibile accordo su due anni di affitto d’azienda da parte della spa friulana, e lascia aperto il campo a prospettive di fusione o incorporazione.
La convenzione che oggi regola i rapporti fra Usl 9 e Arep - l’azienda versa ogni anno 2 milioni alla Onlus - rientra in un quadro legislativo che in Veneto contempla solo onlus senza fini di lucro, non privati. E dunque all’Arep può subentrare solo un’associazione affine. Di qui la necessità di una formula ad hoc che garantisca il futuro del centro se l’accordo con la Sereni Orizzonti andrà in porto.
La sola prospettiva di perdere la trevigianità dell’Arep sta creando un’autentica bufera. In subbuglio il mondo della Onlus, dai 46 dipendenti ai 200 utenti, fra cui molti disabili gravi, ma anche le migliaia di trevigiani che usufruiscono di terapie nel centro, diviso fra area sociale (ippoterapia, lavoratori per disabili) e sanitaria (ambulatori di fisioterapia e idroterapia). E certo il clamore è aumentato dal marchio di fabbrica dell’Arep: nel 1983 furono Gilberto Benetton e la moglie Lalla, con altre famiglie a fondare l’associazione, pioniera in Italia dell’ippoterapia. Ufficialmente, la famiglia si è disimpegnata da anni, ma nel cda siedono Lalla Benetton, vicepresidente, e Giorgio Buzzavo, “ad” di Verdepsort , già presidente di Benetton basket e Sisley. E vi siede anche Franca Pin ex moglie di Carlo Benetton. I Benetton restano sempre fra i soci, non solo perché fondatori, con altri imprenditori e alcuni disabili.
Il presidente Giorgio Palesa non conferma e non smentisce: «Sono un imprenditore, devo garantire un futuro a questa onlus, un’eccellenza: le entrate diminuiscono per la spending review, il fatturato non aumenta, non posso ignorare la crisi», dichiara, «finora abbiamo fatto miracoli, ma sul tappeto ci sono diverse ipotesi, il mio obiettivo primario è di far sì che l’Usl prenda in carico l’attività direttamente, ma cero non posso ignorare altre soluzioni». In passato c’era l’idea di entrare nel polo riabilitativo di Motta, l’Oras, sino a ieri misto pubblico-privato. E oggi, che Motta torna polo tutto pubblica?
I rumors si moltiplicano. C’è chi dice che in cda siano state scintille, fra il presidente Palesa e il consigliere Buzzavo, specie quando sarebbe emerso il curriculum di Blasoni: Buzzavo, e non solo lui, non avrebbe gradito. In cda, peraltro, non tutti vogliono «abdicare», e perdere l’autonomia territoriale dell’Arep. Anche i rappresentanti dei disabili non vedrebbero di buon occhio la soluzione prospettata da Palesa.
C’è chi parla di un debito con le banche (500 mila euro?) e della crescente difficoltà di far quadrare i conti. E chi invece dice che con una gestione diversa il fatturato della struttura potrebbe crescere e andare a regime, senza per questo perdere la natura di onlus e sconfinare nel profitto. Altri assicurano che sarebbero pronte altre onlus, trevigiane: a subentrare, se Arep dovesse confermare l’sos, o a trovare un accordo per gestire l’attività. E questa linea «trevigiana», tesa a far restare la gestione a Treviso, in difesa di questo fiore all’occhiello, sarebbe sostenuta anche da realtà esterne. Giorni e settimane decisivi, per il centro di via Vazzole.
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