L’angelo dei naufraghi è un eroe di Arcade

Martino Pellegrini, ufficiale della sicurezza, racconta la sua notte sulla nave «Sono rimasto fino all’alba sulla Concordia per salvare i passeggeri a bordo»
Bolognini Arcade Martino Pellegrino imbarcato su costa concordia in foto con sindaco presti
Bolognini Arcade Martino Pellegrino imbarcato su costa concordia in foto con sindaco presti

Martino Pellegrini, 34 anni, ufficiale della sicurezza, è un teste chiave delle indagini per ricostruire quello che è successo a largo dell’Isola del Giglio, per capire chi ha fatto il suo dovere restando sulla nave per salvare i passeggeri e chi invece l’ha abbandonata.

Del comandante Francesco Schettino non vuole parlare, «perché l’ho fatto con i magistrati e non posso rivelare quello che è successo nel merito».

Ma qualcosa sembra già essere chiaro. Pellegrini è risalito due volete su quella nave per mettere in salvo le persone, e con lui Schettino non c’era.

«I passeggeri, nella confusione e nella paura, forse non ci hanno riconosciuti, perché molti noi non erano vestiti da ufficiali. Qualcuno veniva da cena, o dalla propria cabina. Io ho preso il capellino e una camicia blu per cercare di farmi riconoscere, ma molti erano in borghese. L’equipaggio però c’era sulla nave», spiega.

Martino Pellegrini da 12 anni lavora per la Costa Crociere. Sulla Concordia aveva un ruolo chiave: safety officer, responsabile della sicurezza.

Entro le prossime settimane verrà richiamato a Genova dalla società, per lasciare la sua deposizione anche per l’indagine interna. «Ora sto cercando di trovare un po’ di tranquillità e di serenità. Inoltre sto cercando di guardare il meno possibile la televisione, altrimenti i ricordi di quella notte si confondono, e devono invece essere determinanti per cercare la verità. Non è facile attraversare momenti come questi, sapendo che hai una moglie e un figlio a casa. Ma certo le navi sono la mia vita. Ci risalirò presto», spiega

. Da circa quattro mesi non vedeva la moglie Gabriela Potenchin, di origine rumena, e il figlio. L’11 febbraio avrebbe dovuto terminare il suo viaggio sulla Concordia.

«Quella notte ci siamo sentiti per telefono attorno alle 22 – ricorda Gabriela - mi ha risposto e ho sentito il rumore delle pale degli elicotteri. Ha detto: ho perso la nave, sono sulla plancia. Non capivo, pensavo mi stesse dicendo che era arrivato tardi all’imbarco. Ma si sentiva male. Poi ho acceso la televisione e ho capito quello che stava accadendo»

Lei quel ragazzo di Nervesa l’ha conosciuto in crociera, entrambi dipendenti della Costa. Sa cosa significa una tragedia in mare. «In una nave inclinata di 80 gradi può succedere di tutto, il timore più grande, non era tanto l’annegamento ma che si staccasse qualcosa dalla nave e lo colpisse in testa».

Gabriela ha sentito ancora il marito attorno alle 2.30. «Mi ha sorpreso, ha detto: ricordati che amo tanto te e il piccolo. Ma devo risalire sulla nave per portare altri passeggeri a riva. Mi ha chiesto se ero d’accordo, ovviamente non lo ero. Ma stava facendo il suo lavoro e sulla nave ci è risalito». Un'altra telefonata è arrivata alle 5 di notte. «Era a riva ma mi ha detto che avrebbe dovuto andare un'altra volta a bordo per fare l’appello e controllare ancora chi c’era. Poi il cellulare si è scaricato. E fino alle dieci di mattina non ho saputo più nulla. A quell’ora è arrivata la telefonata che speravo. Era sulla terraferma, salvo».

Ieri Martino Pellegrini è stato ricevuto dal sindaco di Arcade Domenico Presti, che in municipio lo ha ringraziato pubblicamente per l’opera di salvataggio compiuta sulla nave del terrore: «Sono orgoglioso di avere un concittadino di tale valore, che facendo il suo dovere ha salvato delle vite. Un merito che gli verrà riconosciuto ufficialmente anche nel prossimo consiglio comunale».

Federico Cipolla

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