L’addio di Alice e Battiato al grande amico Giusto Pio

CASTELFRANCO. «Un pensiero su Giusto Pio? È il suo stesso nome a dire tutto di lui», lo ha ricordato la cantante Alice all'uscita del Duomo, dove ieri pomeriggio è stato dato l'ultimo saluto al maestro con cui ebbe una intensa collaborazione insieme a Franco Battiato. Hanno voluto essere presenti entrambi ieri a Castelfranco per stringersi, insieme ad altre cinquecento persone, alla famiglia di uno dei più innovativi musicisti italiani. Sono arrivati in anticipo, si sono seduti in mezzo alla chiesa, declinando gentilmente l'invito ad andare più avanti. «Ecco il caro Giusto Pio», sono le uniche parole che pronuncia Battiato di fronte alla foto sul tavolino vicino all'entrata. Dal tono della voce si capisce il grande affetto che li univa e che, giustamente, in questo momento deve rimanere conservato nel cuore. Il cantautore se ne va poco dopo l'omelia e assicura: «Ci sarà modo di ricordarlo come è doveroso che sia». Alice si ferma fino alla fine per abbracciare i figli Giulietta e Francesco e la moglie Maria.
Anche il parroco del Duomo, don Dionisio Salvadori, ha citato la non causuale assonanza del nome del maestro: nomen omen, dicevano i latini, nel nome il destino. Spiegherà che per il maestro è stato davvero così. Nella chiesa risuonano le note delle musiche sacre composte da Pio. Poco alla volta il Duomo si riempie: professori e studenti del Conservatorio Steffani, il coro ha eseguito i canti della messa, le tante persone che in questi anni hanno avuto la fortuna di conoscere una persona speciale, ma sempre umile. «Incline più all’ascolto che alla parola», dice don Dionisio che ha celebrato insieme a don Lino Cusinato, anche lui grande amico di Giusto Pio, «la sua bella personalità è emersa sia sul piano umano che su quello spirituale, una persona fedele, sensibile e buono. Non è mai venuto meno al suo credo cristiano, sempre fedele a se stesso e a Dio, con la sua particolare devozione per la Madonna e per San Giovanni Paolo II». Una fede trasmessa anche nelle sue opere, come la Missa Populi e un Cammino della Croce «dove ha dato il meglio della sua vasta produzione». Si ricorda il grande amore per la moglie Maria, un matrimonio arrivato alle nozze di diamante, per i figli e per i nipoti. Ma don Dionisio ricorda anche un altro aspetto che mette in relazione Giusto Pio con un problema di estrema attualità: «Nel 1983 compose e spiegò alla tivù due brani connessi tra loro “Clandestino” e “Accoglienza”: ha precorso i tempi di trent'anni con quei testi che sono il suo testamento. Che sia l'accoglienza il messaggio per la nostra comunità». Ed è proprio sulle note di Clandestino che la bara viene portato fuori per raggiungere il cimitero di Castelfranco. Conclusa la celebrazione, i familiari si fermano a salutare tutti. Tra loro anche Egidio Fior che nel suo ristorante alla domenica a pranzo aveva ospiti fissi il maestro e la sua famiglia: «Tra le persone più piacevoli che ho conosciuto, anche molto spiritoso e ironico. Il suo buon animo conquistava tutti». «Se ne è andato con leggerezza e con un sorriso», ricorda Donatella Rettore, anche lei presente al funerale insieme al maestro Diego Basso e a mister Francesco Guidolin, «com'era solito fare».
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