«La vita è più spritz», bufera sullo spot nei bus Actt

Nella città dell’Ombralonga rivolta contro la pubblicità in dialetto sugli autobus. Interrogazione: «Messaggio pericoloso»
Di Alessandro Zago
ZAGO TREVISO AUTOBUS ACTT CON PUBBLICITA' APEROL
ZAGO TREVISO AUTOBUS ACTT CON PUBBLICITA' APEROL

Una pubblicità inneggiante al consumo dello spritz nella terra in cui dell’aperitivo alcolico in questione troppo spesso si abusa, tanto da sfociare nell’allarme sociale quando si parla di giovanissimi. E a Treviso, ex terra dell’Ombralonga - kermesse dell’eccesso alcolico in cui ci è anche scappato il morto - scoppia una violentissima polemica, con le opposizioni in consiglio comunale ma anche le associazioni anti-alcol a chiamare direttamente in causa Ca’ Sugana. Una pubblicità che non usa giri di parole: il Gruppo Campari ha tappezzato da giorni i mezzi di trasporto pubblico delle città venete con una pubblicità dell’Aperol che celebra appunto l’aperitivo popolarissimo nel Triveneto, perdipiù con una frase in dialetto veneto: «Par bevar un spritz, no ghe vol un privè, serve na piassa». E anche gli autobus dell’Actt, azienda di trasporto pubblico partecipata dal Comune di Treviso, sono tappezzati da questo invito a gustarsi l’aperitivo a base perlopiù di Aperol, prosecco e acqua. È durissima la reazione di Roberto Grigoletto, capogruppo del Pd a palazzo dei Trecento: «A suo tempo mi battei con forza contro l’Ombralonga, che ha anche mietuto vittime. E per fortuna è stata soppressa. Ma ora ci tocca sopportare questo messaggio, pericolosissimo, che invita a consumare alcolici. E la cosa ancor più grave è che questa pubblicità viaggia su retro di mezzi di trasporto pubblici di cui il Comune è il proprietario principale. E quindi scatta una precisa responsabilità da parte dell’amministrazione e della stessa Actt: presenterò una interrogazione in consiglio comunale, ma invierò anche una lettera al presidente dell’Actt Erich Zanata, affinché rompa un simile contratto pubblicitario. Non può passare tutto in cavalleria». Strali anche da Ennio Palmesino, presidente internazionale del Cat, il club degli alcolisti in trattamento: «Messaggio pericolosissimo, questa pubblicità. Ed è una vigliaccata che il Comune di Treviso si chiami fuori: noi ad esempio siamo riusciti a convincere il Comune di Genova a sottoscrivere la Carta Europea sull’Alcol che impegna l’amministrazione a non usare in alcun modo messaggi diretti soprattutto ai giovani che invitino a consumare alcolici, e infatti in quella e altre città i mezzi pubblici non sono addobbati da pubblicità sugli alcolici. Anche Treviso faccia altrettanto».

Treviso, una delle patrie dello spritz consumato in piazza, rito collettivo esploso in questi ultimi anni nel triangolo Treviso-Venezia-Padova per poi propagarsi in tutto lo Stivale. Un rito quello del bere alcolici che, di sana convivialità, a causa dei ripetuti eccessi, troppo spesso purtroppo non ha più nulla. Lo ha confermato mesi fa uno studio dell’assessorato alle Politiche sociali di Padova: i ragazzi, la prima sbronza, la consumano a 15 anni. E oltre la metà dei giovani che si ritrovano in piazza beve oltre i limiti consentiti dalla legge. Un quadro allarmante che si riflette nei recentissimi dati forniti dalla campagna di prevenzione «Mamma beve, bimbo beve» dell’Usl 9 di Treviso insieme a Fondazione Zanetti: il problema legato all’abuso di bevande alcoliche riguarda nella Marca quasi tutti i giovani: il 37% delle ragazze e il 60% dei ragazzi tra i 14 e i 15 anni consumano bevande alcoliche. E per chi ha tra i 18 e i 19 anni i dati sono ancor più pesanti: l’89% delle donne e il 93% degli uomini bevono alcolici e spesso esagerano.

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