La sfida di Scottà: «Uniamo Vittorio e Conegliano»

L'europarlamentare per la fusione: risparmio su un terzo dei dipendenti
L’euro parlamentare Giancarlo Scottà
L’euro parlamentare Giancarlo Scottà
 
VITTORIO VENETO.
Un Comune unico con Conegliano? «Siamo già in ritardo di 10 anni» sbotta l'europarlamentare leghista Giancarlo Scottà, che condivide quest'ipotesi piuttosto che quella dell'accorpamento di Conegliano e San Vendemiano. Ma perché Scottà parla di ritardo e specificatamente di due lustri? «Perché - risponde l'ex sindaco - ancora nel 2000 le giunte municipali di Vittorio Veneto e Conegliano, sindaci il sottoscritto e Floriano Zambon, ci riunivamo insieme per affrontare e risolvere i problemi di comune interesse». Una pratica che, secondo Scottà, dovrebbe essere immediatamente ripresa. E non solo per derimere le questioni aperte, ma anche per procedere - a suo avviso «speditamente» - a «puntuali azioni di razionalizzazione della spesa». Dalla sinergia dei servizi all'unificazione degli uffici comunali. Scottà ricorda che Vittorio Veneto ha 190 dipendenti, Conegliano 220. Un organico di 400 addetti è eccessivo per il governo di due città come queste; «se fossimo insieme, probabilmente un terzo dell'organico risulterebbe inutile». Vittorio Veneto e Conegliano hanno due società di servizi, una sarebbe più che sufficiente. E, nella prospettiva dell'unificazione, potrebbe tornare utile anche agli altri Comuni, tanto più se convergessero nel macroente. L'espansione urbanistica, residenziale in particolare, di Vittorio Veneto e Conegliano non ha altri spazi che quelli in comune, da San Giacomo in giù e da Scomigo in su, là dove insiste anche Colle Umberto. Ente, dunque, da comprendere nella nuova realtà amministrativa. La zona industriale è senza soluzione di continuità, la rete della mobilità pure, le scuole dei due territori non si fanno più la guerra e l'integrazione specialistica dei due ospedali di fatto si risolverà in una gestione sempre più unificante. «Sono le prassi quotidiane - insiste l'europarlamentare - ad imporre di fatto un unico Comune, magari salvaguardando forme di autonomia identitarie per salvare la storia a cui ciascuno ci tiene». Scottà coltiva comubque un'alternativa: «Se si vuole procedere per piccoli passi si uniscano intanto Revine e Tarzo con Vittorio Veneto».  Intanto, però, l'ex sindaco di Vittorio Veneto potrebbe essere scelto dal partito come candidato leghista allo scranno più alto di Conegliano, alle prossime elezioni. L'interessato si schermisce. «Ovviamente sono pronto ad accettare ciò che il partito vorrà disporre di me. Ma non credo che a Conegliano ci sia bisogno del mio apporto. E' il caso che si facciano avanti i giovani».

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