La saga Del Monaco Ascesa e caduta all’ombra di Otello

Claudio in terapia intensiva visitato dal fratello Giancarlo La famiglia alla stampa: «Non è mai stato un clochard»
FerrazzaTreviso claudio dal monaco
FerrazzaTreviso claudio dal monaco

di Daniele Ferrazza

Nel reparto di terapia intensiva della Cardiochirurgia, con il torace sfregiato dalle due profonde coltellate inferte dalla sua terza moglie, Claudio Del Monaco probabilmente si sta augurando che il suo stato di sedazione e torpore duri il più a lungo possibile.

Se dal suo letto d’ospedale potesse solo lontanamente intuire il bailamme che si sta scatenando attorno al suo accoltellamento scapperebbe a gambe levate.

La saga dei Del Monaco ha tutti gli ingredienti del romanzo popolare: sangue, eros, soldi. Ma è soprattutto uno straordinario spaccato di successo, decadenza ed emarginazione.

I riflettori nuovamente accesi dalla stampa e dalla televisione sul tentato omicidio di Jesolo assomigliano alle luci della ribalta che per molti anni hanno accecato i Del Monaco. Riflettori che, come il miele, hanno attirato le mosche degli interessati, più o meno sinceri. Si va dall’amico di sempre al vicino di casa, dall’assicuratore appassionato alla intraprendente cugina.

Un autentico circo Barnum di improbabili benefattori e parenti distratti. Più interessati a spartirsi brandelli di fama che alle condizioni di salute del povero Claudio. Che ieri ha potuto ricevere, per pochi minuti, la visita del fratello Giancarlo: «L’ho visto per pochissimo tempo, lui era sedato e non abbiamo potuto parlare. Polizia e magistrato sono stati inflessibili:non possiamo affaticarlo».

Dopo alcuni giorni di altalenanti versioni, la famiglia ha ingaggiato un addetto stampa, Art De Rosa, e convocato per questo pomeriggio una conferenza stampa. «Il caso di Claudio Del Monaco» si intitola il melodrammatico invito recapitato via mail alle redazioni. Che, puntuale, aggiunge:«I quattro argomenti dell’incontro. 1) Claudio Del Monaco non è mai stato un clochard. 2) Chi usa da anni non autorizzato il nome Del Monaco, organizza premi e rilascia interviste? 3) Quali sono le azioni legali che sta per intraprendere la famiglia Del Monaco. 4) Il problematico amore di Claudio Del Monaco per Daniela Werner Herman». E’ annunciata la presenza del fratello Giancarlo e della cugina Donella Del Monaco.

Insomma, un canovaccio degno dell’Otello, la tragedia shakespeariana che ha reso famoso in tutto il mondo il grande e compianto Mario Del Monaco, il padre di Claudio. Tenore di grandissimo talento, nato a Firenze, cresciuto tra Cremona e Pesaro, approdato a Treviso in quella villa Luisa di Lancenigo la cui proprietà è andata perduta pezzo dopo pezzo. Dalla moglie, Rina Fedora Filippini, ebbe due figli: Giancarlo, nato nel 1943, che ha percorso con costanza le tappe della professione restando nel mondo delle produzioni liriche; e Claudio, nato nel 1947, schiacciato tra la monumentale figura del padre e il fratello, che nei giorni scorsi ha sfiorato la direzione artistica dello Sferisterio di Macerata. Claudio scappò da Treviso. Prima a Parigi, dove con la prima moglie ha gestito un albergo ed avuto una figlia, Elisabetta. Poi a Belgrado, dove per un breve periodo ha diretto il Teatro Nazionale, si è sposato una seconda volta e per la seconda volta è diventato padre, di un maschio. Infine è tornato, deluso e sconfitto dalla vita e incapace di dare un senso alla propria esistenza. Si è lasciato prendere dalla passione per Daniela Werner Herman, una giovane aspirante cantante lirica tedesca con la quale ha condiviso gli ultimi cinque anni. Ma intorno, anche grazie alla propria incostanza e inaffidabilità, si è piano piano costruito il vuoto. In tutti questi anni, a celebrare la figura di Del Monaco era rimasto Odino Marcon e il suo istituto Del Monaco, il più appassionato, il più agguerrito, il più costante degli estimatori del grande tenore trevigiano morto nel 1982. E con lui l’autista-factotum Agostino, che accompagnava il Maestro negli ultimi spettacoli. Poi, l’anno scorso ad aprile, l’intitolazione del Teatro Comunale a Mario Del Monaco aveva probabilmente alimentato qualche nuova aspettativa. Con l’assicuratore di Preganziol Cosimo Filomeno, Claudio aveva dato vita alla Fondazione Mario Del Monaco International. Da questo assicuratore era stato ospitato per un lungo periodo, fino alla rottura definitiva lo scorso autunno. L’8 ottobre, in piazza Borsa per l’inaugurazione della statua dedicata al padre e pagata da Diotisalvi Perin, era apparso magrissimo, scavato, l’ombra del gioviale e incosciente bambino che non aveva mai voluto crescere.

Dopo aver perduto la disponibilità dell’alloggio, tutti lo hanno descritto come novello clochard: notti trascorse in stazione – a Mestre e Quarto d’Altino – e giornate passate al centro commerciale Auchan. «Claudio Del Monaco non è mai stato un clochard» ribatte stizzita la famiglia, che oggi spiegherà la propria verità nel tentativo di difendere l’onore della famiglia. «Abbiamo letto e ascoltato versioni le più disparate su Claudio – protesta Donella Del Monaco, prima cugina perchè figlia di Marcello, fratello di Mario –. Si sono messe in mezzo persone senza arte né parte, prive di alcun titolo per parlare di Claudio e della nostra famiglia. Vogliamo ristabilire semplicemente la verità. Vogliamo respingere ogni speculazione su questa vicenda». E aggiunge: «Il grande e problematico amore di Claudio per la moglie Daniela lo ha trascinato per cinque anni in un gorgo di illusioni, vivendo nella sua ombra e nascondendosi agli occhi dei famigliari che avrebbero potuto aiutarlo. Quando fummo informati del suo stato di necessità, misi a disposizione immediatamente un mio appartamento a Jesolo». Lo stesso dove nella serata di mercoledì scorso si è consumato il gesto di follia che avrebbe potuto costare la vita al sessantaquattrenne figlio del grande tenore. Il cui monologo dell’Otello verdiano assume un sapore beffardo: «Dio! potevi scagliar tutti i mali/della miseria, della vergogna,/far de’ miei baldi trofei trionfali/una maceria, una menzogna …/e avrei portato la croce crudel/d’angoscie e d’onte/con calma fronte/e rassegnato al volere del ciel». Sipario.

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