«La rievocazione storica romana? Una sagra senza fondamento»

Il prof germanista De Carlo attacca l’amministrazione comunale: «Roma ha solo colonizzato Oderzo qui non c’è traccia di un ceto romano con diritto a una tomba con lapide, come si vuole far credere»
Di Giuseppina Piovesana

ODERZO. Tornerà, tra maggio e giugno, la rievocazione storica che fa riviere l’antica Opitergium, la città venetica di Oderzo che un secolo prima di Cristo fu colonizzata dai Romani. Nerio De Carlo, professore germanista ed autore di decine di pubblicazioni, ritiene la rievocazione «un vero affronto alla storia». L’affronto alla storia starebbe, secondo il professore, soprattutto nell’equivoco di fondo di “riempire” la rievocazione con figure di opitergini romanizzati, che in realtà non sarebbero mai esistiti. Roma, insomma, ha solo colonizzato Oderzo trattando i suoi cittadini alla stregua di schiavi, sostiene De Carlo. «Mentre si fanno spettacoli teatrale e manifestazioni che somigliano a sagre», polemizza De Carlo, «Le lapidi antiche sono lasciate a pezzi e senza dignitosa collocazione. Per fortuna almeno sembra che non ci siano più i finanziamenti pubblici. Stupisce che a Oderzo, dove esiste da lungo tempo uno dei più prestigiosi istituti scolastici, non siano emerse riflessioni sulla realtà, ma si insista in errate attribuzioni smentite da testimonianze archeologiche. Si preferisce pensare che la storia sia una grande maestra, ma che taluni scolari siano scadenti». Come se gli opitergini non avessero orgoglio delle proprie origini ma preferissero celebrare i colonizzatori. Ma in questi anni le collezione del museo archeologico opitergino si sono arricchite importanti di reperti venetici, dando ragione alle tesi di Nerio De Carlo. Nelle lapidi opitergine, afferma De Carlo, non c’è quasi traccia di nomi romani, sono tutti venetici, illirici e germanici. «Il Museo archeologico di Oderzo ha un notevole numero di lapidi in latino, che nell’antichità era la lingua di comunicazione. Per subalternità culturale si sostiene che si tratti di iscrizioni romane. Sarebbe come dire che Parigi è inglese perché molte istituzioni usano correntemente la lingua inglese». Nerio De Carlo afferma addirittura che 36 lapidi furono fatte sparire alla fine del 1800 per oscurare la verità storica.

«Altro che glorie romane! A questo punto spiace per quanti a Oderzo provano un entusiasmo immerso nel sonno per le loro ascendenze romane. Non c'è traccia di un ceto romano residente a Oderzo con diritto a una tomba con lapide. Gli opitergini non erano e non sono quindi romani, ma vassalli di Roma».

Resta il mistero delle 36 iscrizioni sparite. Potrebbe accadere ancora? «A pensar male si commette peccato, ma si indovina», afferma De Carlo,«Al massimo potrebbe verificarsi qualche danneggiamento. Non sarebbe la prima volta. Si ricordi la famosa lapide apposta nel palazzo Amalteo nel 1824 e frantumata nel 1866. Non si riesce a ripristinarla». Nessun commento da parte del sindaco Pietro Dalla Libera.

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