La promessa di Parolin «Porto il Papa in Veneto»

Il segretario di Stato vaticano a Possagno: «Questa terra merita una sua visita» Domani il “numero 2” della Chiesa sarà ad Asolo con la reliquia di Giovanni Paolo II



Una mattinata di sereno relax, nel tempio del Canova, a Possagno, per il cardinale Pietrto Parolin, segretario di Stato vaticano. È stato invitato dalle parrocchie della Collaborazione pastorale per festeggiare i 162 anni della nascita dello scultore. E lui, il “numero 2” della Chiesa dopo Papa Francesco, ha accettato ben volentieri l’invito, dopo giorni di turbolenza sui conti del Vaticano. L’ha subito rassicurato un gioioso Michele Tomasi, vescovo di Treviso, che l’ha accompagnato.

L’inedito confronto tra lui, Parolin, e il cardinale Becciu, sull’utilizzo dei fondi dell’Obolo di San Pietro, sembra lontano. Il braccio destro di Francesco aveva definito un po’ «opaca» quella gestione, a causa di quell’affare londinese relativo all’acquisto molto discusso di un palazzo.

Eminenza, la vediamo molto sereno.

«Certo. Come potrei non esserlo? I problemi sono di sempre. Viviamo un momento un po’ difficile ma spero con l’aiuto di Dio e la nostra buona volontà di superare anche questo momento».

I veneti, come sa, aspettano Francesco. Ce lo porterà il prossimo anno?

«Questo dipende da lui. Il Papa lo sa che ancora non è venuto in Veneto. Sa che deve venire, ma mi è difficile parlare di date».

Se non è arrivato quest’anno, come si ventilava, lo sarà il prossimo?

«Speriamo. Questa terra si merita una sua visita».

Il prossimo anno, almeno, salirà agli onori degli altari Papa Luciani? A Belluno e in larga parte del Veneto se lo attendono. Il processo di beatificazione è iniziato ancora nel 2003.

«In questo caso è ancora più difficile stabilire date. Mi pare che adesso si stia studiando il miracolo quindi una volta che dovesse essere riconosciuto è aperta la strada verso la beatificazione, perché Papa Giovanni Paolo I è stato già riconosciuto Servo di Dio».

Lassù sul Grappa, eminenza, lei c’è stato in agosto, per la commemorazione dei caduti. Oggi è a Possagno, domenica nell’Asolano. E sabato a Belluno per la tempesta Vaia e sul Vajont.

«Per me è una gioia tornare nelle mie terre. A Possagno, tra l’altro, ci sono già stato, forse da bambino».

Stavamo per chiedergli se nel prossimo futuro sarebbe arrivato a Venezia, come vorrebbero taluni rumors, per poi ritornare a Roma, con ben altro ruolo. Ma gli accompagnatori ce l’hanno sottratto. Nel Tempio del Canova aspettava una folla di pellegrini provenienti dalle cinque comunità della Collaborazione Valcavasia. Ha introdotto la messa il vescovo Tomasi, che nel saluto a Parolin ha riconosciuto «la passione e la competenza» con cui svolge il suo ruolo a sostegno della missione di Francesco. Facendo intendere, Tomasi, che la Chiesa di Treviso sta puntualmente da questa parte. Dalla parte cioè – ha precisato – della Chiesa in uscita, in ascolto di tutti gli uomini, soprattutto i più poveri. Senza se e senza ma.

All’omelia Parolin si è sintonizzato su questa lunghezza d’onda, ricordando, nella festività dei santi, che la santità passa per i piccoli gesti quotidiani, anzitutto quelli dell’ascolto e della carità. Se c’è un barbone lungo la strada, non gli vanno girate le spalle – ha esemplificato – ma gli si deve parlare con affetto. Tutto quello che abbiamo – ha anche affermato – va dato a chi ha bisogno. Lo pretende il vangelo delle beatitudine, al centro delle messe di ieri. E festeggiando l’anniversario del Canova il porporato non poteva non riferirsi all’arte e alla bellezza, come forme anch’esse della carità. Raccomandando, fra l’altro, di non essere «dualisti» tra la teoria e la vita quotidiana.

L’applauso più caloroso è scattato, alla fine della messa, quando il parroco don Pierangelo Salviato si è fatto promettere da Parolin che ringrazierà il papa «per il dono di un vescovo come don Michele». L’Opera Dotazione Tempio Canoviano ha donato al cardinale e al vescovo una preziosa litografia ciascuno, la parrocchia un’incisione. —



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