La moglie lo schiaffeggia: perde la vista

La donna a processo per lesioni. La difesa chiede la perizia: «Il marito ha una malattia degenerativa, il colpo non c’entra»
Di Fabio Poloni

SAN VENDEMIANO. Perde parzialmente la vista a causa di uno schiaffo al volto ricevuto dalla moglie. Con questa denuncia, F.B. ha trascinato a processo la moglie J.B.: la donna dovrà rispondere delle ipotesi di reato di lesioni personali aggravate.

Una lite come tante, in quella coppia in crisi da tempo. Poi vola uno schiaffo: è lei a colpire lui, questa volta (in passato è successo il contrario, tanto che l’uomo ha a sua volta un processo per lesioni pendente). Lo schiaffo è forte, colpisce l’uomo al volto, tra guancia e occhio. La parte si arrossa e si gonfia, l’uomo va in pronto soccorso. Dopo l’episodio, parte la denuncia: il marito sostiene di aver subito un danno permanente a causa di quello schiaffo, un indebolimento della vista. Non è così, secondo l’avvocato difensore della donna, Roberto d’Amico: la perdita di vista è dovuto a un indebolimento degenerativo della cornea che non ha nulla a che fare con lo schiaffo. La questione diventa centrale ai fini del processo: per questo motivo la difesa ha chieso una perizia sulle condizioni di salute dell’uomo. La vicenda tornerà in aula il prossimo 20 maggio e ruoterà proprio attorno agli esiti della perizia.

Lo schiaffo che ha portato la donna a processo risale al 9 agosto del 2007. Tra marito e moglie, sposati da circa tre anni all’epoca dei fatti, scoppia l’ennesima lite. I precedenti sono già pesanti, nel senso che lei lo ha già denunciato per lesioni per averla colpita durante una litigata furibonda. Questa volta, però, è lei ad alzare le mani: con uno schiaffo colpisce il marito tra guancia e occhio, provocandogli un gonfiore e (a detta dell’uomo) un abbassamento della vista. Un colpo secco, violento, secondo la ricostruzione del marito. L’uomo, 53 anni, denuncia allora la moglie, 49. In passato (2006), come detto, era successo il contrario. Tanto che l’uomo ha un processo pendente proprio per lesioni, in attesa della Cassazione. In primo grado F.B. era stato condannato, con tanto di provvedimento di allontanamento e risarcimento da 30 mila euro, ma poi l’uomo era stato assolto in appello.

Una brutta vicenda familiare, con ripercussioni giudiziarie lungo un doppio binario, e che vede di mezzo anche una figlia minorenne.

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