La microspia al comando Il vigile verso il processo

È accusato di aver piazzato una microspia-registratore per catturare di nascosto le parole dei colleghi di lavoro, al comando della Polizia Locale. La Procura di Treviso ha chiuso le indagini e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio per Nicola Glorioso, agente della municipale: l’ipotesi di reato è quella di tentativo di interferenze illecite nella vita privata (615 bis del codice penale) con l’aggravante dei rapporti di lavoro. Ma l’agente non ci sta: respinge tutte le accuse, dice che quella “microspia” impropria non era neppure sua e chiede di essere interrogato già nei prossimi giorni per chiarire la propria posizione.
Secondo le contestazioni della Procura, Glorioso voleva spiare le conversazioni tra i suoi colleghi d’ufficio mentre lui era assente: per questo motivo avrebbe piazzato un “finto” portachiavi, che fungeva da microcamera e registratore, vicino alla sua scrivania, sotto il computer. L’apparecchio, nulla di particolarmente innovativo o sofisticato (è acquistabile per circa 20 euro da diversi siti internet), era collegato a una memoria micro sd. A piazzarlo, secondo l’accusa, è stato l’agente di polizia locale Nicola Glorioso che è stato denunciato alla Procura per «interferenze illecite nella vita privata». A presentare la denuncia è stato un collega di Glorioso, che ha trovato il portachiavi-registratore sul pc e si è insospettito. Ben diversa, ora, la versione dell’indagato: è stato lo stesso denunciante, a sua detta, a dargli quell’aggeggio. Circostanza, questa, che Glorioso vuole ora riferire in prima persona al sostituto procuratore Massimo de Bortoli, titolare del fascicolo con allegato il portachiavi spia e i relativi file.
A scoprire la microcamera-registratore, a fine novembre, era stato lo stesso collega dell’ufficio in cui lavora Glorioso. Il microregistratore sarebbe stato piazzato, acceso, dallo stesso agente indagato prima di lasciare l’ufficio.
Tanti i punti da chiarire, secondo l’avvocato che difende Glorioso. In primis, come detto, il fatto che il registratore sarebbe stato dato dallo stesso denunciante. C’è poi un discorso da fare sullo stesso marchingegno elettronico: secondo una perizia, infatti, i file finiti sul tavolo del sostituto procuratore non sarebbero stati trovati direttamente sulla memoria interna del registratore, bensì sarebbero stati scaricati dall’agente che ha presentato la denuncia.
Tanti punti oscuri, insomma. L’agente, tramite il suo avvocato, non parla apertamente di complotto ma poco ci manca. Qualche giorno dopo il ritrovamento del portachiavi, Nicola Glorioso è stato poi trasferito dall’ufficio di polizia giudiziaria a una circoscrizione di Santa Maria del Rovere. Un provvedimento disciplinare poi archiviato dal comandante, Federica Franzoso. Veleni e sospetti in un clima tutt’altro che idilliaco. Alcuni colleghi avevano già messo nei guai Glorioso qualche mese fa con un esposto presentato a Prefettura, Questura e Procura: veniva segnalato che Glorioso avrebbe esploso, a fine agosto, alcuni colpi di pistola in aria in occasione di un furto al centro raccolta differenziata in zona dogana. In ogni caso, “corvi” o no, ora la Procura vuole andare fino in fondo a questa vicenda.
fabio_poloni
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso