La liturgia della pasqua ortodossa

SARMEDE. Lo chiamano “il terremoto della prima resurrezione”. Dopo la processione della passione, venerdì sera, a Montaner, i fedeli ortodossi si sono presentati ieri mattina, alla liturgia del sabato, continuata per tre ore, con pentole e coperchi ed altri arnesi per fare rumore. Quando il parroco, padre Athenagoras, ha annunciato che Cristo è risorto è esploso un tale fracasso che sembrava, appunto, un terremoto. Si tratta di uno dei momenti forti della Pasqua ortodossa, a cui tutti partecipano, i fedeli e coloro che non lo sono, per scambiarsi gli auguri. I primi auguri, perché in verità la vera liturgia della risurrezione avviene nella notte tra il sabato e la domenica. Particolarmente simbolica anche l'inondazione della chiesa con foglie di alloro, «per certificare la vittoria della vita sulla morte». La solenne liturgia pasquale è iniziata ieri sera alle 23 ed è terminata dopo le 3, con un grandissimo afflusso di seguaci dell'ortodossia, per lo più immigrati con le loro famiglie. Pochi minuti dopo la mezzanotte, Montaner - la cui comunità fa parte dell'arcidiocesi italiana con sede a Venezia - è stato svegliato da un forte scampanio, quello appunto pasquale, e da fuochi d'artificio che annunciavano il risorto. Il grande momento di festa, con i partecipanti che si scambiano di nuovo gli auguri, si è poi interrotto per ulteriori preghiere e canti, durati 3 ore. Il celebrante ha benedetto le candele che ciascun fedele si è portato da casa e che vi ha riportato, in segno appunto di benedizione. Poche ore di sonno. E questa mattina, alle 11.30, le celebrazioni pasquali si concluderanno con il "Vespero dell'amore", occasione in cui il Vangelo sarà proclamato in una decina di lingue. Poi tutti in famiglia per il pranzo pasquale. A Montaner, però, c'è chi l'ha condiviso con le monache del monastero di Santa Barbara. Sono quattro e provengono dall'est europeo. Tra i fedeli della comunità ortodossa anche il sindaco di Sarmede, Larry Pizzol. Nata da uno scisma locale negli anni 60 per protestare contro la decisione dell'allora vescovo mons. Albino Luciani di trasferire altrove il cappellano don Antonio Botteon, molto amato in paese, la parrocchia ortodossa ha vissuto tormentate vicissitudini fino a che non è entrata, negli anni '90 nell'Arcidiocesi d'Italia e di Malta. I 350 fedeli di allora sono oggi ridotti ad una quarantina, però Montaner è punto di riferimento di centinaia di famiglie ortodosse di immigrati del Veneto e del Friuli. (f.d.m.)
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