La lezione di Top 500 «Bisogna aggredire i nuovi mercati»

Massimo Donadon (Meyer Braun) commenta il dossier «Banche poco virtuose, i più bravi sono rimasti beffati»
MARSON TREVISO CANVEGNO TOP 500-LE PICCOLE IMPRESE DI TV E PROVINCIA
MARSON TREVISO CANVEGNO TOP 500-LE PICCOLE IMPRESE DI TV E PROVINCIA

TREVISO. Fra chi giovedì scorso non si è perso un passaggio del rapporto «Top 500-Treviso», e del successivo dibattito, c’era Massimo Donadon, titolare della Meyer Braun Deutschland, l’azienda che produce topicidi e libera metropoli e città in tutti i continenti dall’incubo dei roditori. Attentissimo nelle prime file, ha preso nota degli spunti del dibattito e non ha preso tempo nel rilanciare.

Donadon, ha visto il rapporto Top 500? Quali impressione ha ricevuto?

«A me sembra che manchi innanzitutto la fiducia e l’ottimismo. Quel che ha detto Polegato è una verità incontrovertibile, le risorse qui ci sono, a cominciare della creatività e dallo stile. E la crisi non ci deve far mai dimenticare che qui ci sono aziende che vanno bene. Personalmente, ho aumentato il fatturato del 30%. E tanti imprenditori cercano soluzioni, si attivano, aprono nuove strade».

Qui però tiene banco la vicenda Electrolux, e la ricetta svedese della mannaia sugli stipendi.

«Non mi sembra la risposta giusta, creerebbe un precedente pericoloso: quante altre aziende poi vorrebbe seguire l’Electrolux su questa strada? Ci sono ben altre soluzioni, per uscire dalla crisi».

Ne indichi qualcuna, sulla base della sua esperienza.

«Ci vuole più coraggio per affrontare i nuovi mercati. Che, attenzione, non sono Brasile e Cina, Russia e Asia. Parlo di Africa, che fra 10 anni sarà il mercato più dinamico, E ancora, le aggregazioni: sono stato una volta in Russia, con Unindustria, tutti a parlarne, tutti convinti. Poi una volta tornati qui nessuno voleva più saperne. E ancora a ragionare da soli, a partire divisi per l’estero».

Il rapporto «Top 500», curato dal nostro giornale con Ca’ Foscari e Pwc, ha fatto emergere verità inattese. A partire dalla solidità delle aziende, che in teoria mal si concilia con la denunciata difficoltà di accedere al credito.

«Purtroppo le banche hanno innescato un circuito poco virtuoso; per farsi concorrenza, per farsi vedere più brave delle altre, hanno finito per dare soldi a cani e porci, E così gli imprenditori più bravi e virtuosi sono rimasti due volte beffati. Ne parlo con tanti amici, è un problema autentico. E del resto, se le banche hanno bisogno di centinaia di milioni di aiuti per risanarsi...».

Tocca alle banche cambiare l’ approccio?

«Mi pare evidente. Devono saper scegliere tra aziende sane e imprese in crisi, dove il sostegno rischia solo di essere controproducente».

Marini ha detto che non è questione di dimensioni, e dunque di esser grandi o piccoli, ma di velocità e di adattamento alle richieste del mercato. Concorda?

«Personalmente credo di aver sempre interpretato, da decenni, questo modo di vedere l’azione dell’impresa. Dinamismo, reattività, flessibilità, apertura di orizzonti. E mi collego anche a quanto diceva Polegato riguardo a Starbucks e Pizza Hut, colossi stranieri di prodotti italiani come caffè espresso e pizza».

Sta dicendo che abbiamo dormito sugli allori.

«Resto ai fatti, e ne cito due.Un gigante come Luxottica ha ritenuto strategico acquisire negozi, migliaia solo negli States, per chiudere la filiera e avere un fatturato straordinario. Dall’altro, nel settore agroalimentare, non dimentico che abbiamo i prodotti ma la Germania esporta il doppio di noi, 25 miliardi contro 13: è chiaro che c’è qualcosa che non va, al di là dei meriti dei tedeschi».

Proprio nell’agroalimentare la ricetta proposta da Bragagnolo è quella dell’innovazione e dell’ammodernamento dell’impresa patriarcale. Il nuovo tronco sulle antiche radici familiari.

«Giusto. Ma anche in questo caso non bisogna mai perdere di vista la qualità del prodotto, che viene prima di packaging, marketing, strategia di mercato e prezzo. Oggi più che mai bisogna davvero puntare ad essere i migliori perché se si ha il prodotto migliore si vince la concorrenza mondiale. Anche da qui, da questo territorio».

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