Anziano ha un malore in casa, l’operatrice sanitaria lo salva
E’ successo a Roncade. Dopo una mancata risposta, l’operatrice domiciliare Erika Lastella è tornata e l’ha trovato riverso a terra: «Nel mio lavoro metto il cuore»

Ha solo 24 anni, ma l’attenzione e la prontezza di Erika Lastella, operatrice domiciliare della Fondazione Città di Roncade, giovedì mattina 7 agosto hanno fatto la differenza per un uomo di 78 anni.
Non era previsto che passasse da lui, poiché lo aveva già visitato il giorno precedente, ma il piccolo malore che l’anziano aveva avuto davanti a lei le era rimasto impresso e, terminato un altro intervento, ha deciso comunque di passare per un controllo. Ha suonato al campanello e non ha ricevuto risposta, è tornata dopo mezz’ora, ma ancora silenzio; a quel punto ha contattato l’assistente sociale comunale Giulia Benzon che, grazie alla conoscenza dei familiari, ha permesso l’accesso all’abitazione, dove l’uomo è stato trovato a terra privo di sensi e dove l’allerta immediata ai soccorsi si è rivelata decisiva.
«All’inizio ho pensato che fosse uscito», racconta, «ma quando non ha risposto neppure la seconda volta ho capito che c’era qualcosa che non andava e non potevo andarmene senza verificare».
Piemontese, arrivata a Roncade un anno fa per amore, Erika lavora per la Fondazione dal gennaio scorso occupandosi dei turni mattutini, ma spera di ampliare l’orario con incarichi anche pomeridiani sempre nell’ambito socio-sanitario; la sua esperienza è iniziata in Piemonte con il servizio civile in una casa di riposo come aiuto animazione, proseguita con il diploma di OSS e un impiego in una comunità per ragazzi. «Mi piace quello che faccio e lo vivo come una missione: se non lo fai con passione, non lo fai bene».
Per il presidente della Fondazione Città di Roncade, Guido Zerbinati, Erika «ha dimostrato una sensibilità e una prontezza che rappresentano l’etica di cura che vogliamo coltivare», mentre il sindaco Marco Donadel la definisce «un esempio concreto di come la collaborazione tra istituzioni e operatori possa salvare vite, un gesto che rende orgogliosa l’intera comunità». Lei, con semplicità, minimizza: «Non ho fatto nulla di straordinario, è il mio lavoro, ci metto cuore».
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