«La Finanza faccia luce sulla Vidori»

Fabbrica chiusa e presidiata dai lavoratori, ai quali si sono affiancati altri disoccupati e cassintegrati del Quartier del Piave
Di Andrea De Polo
DeMarchi Farra Di Soligo dipendenti ditta Vidori Salotti licenziati
DeMarchi Farra Di Soligo dipendenti ditta Vidori Salotti licenziati

FARRA DI SOLIGO. Non se ne andranno finché non avranno certezze. Hanno lasciato il picchetto solo per segnalare il loro caso alla Guardia di Finanza. I lavoratori della Vidori Salotti Srl presidiano, da ieri mattina, il capannone di via Verdi a Col San Martino. Sono costantemente monitorati dalle forze dell’ordine, ma finora la situazione è rimasta sotto controllo. Chiedono solo di avere ciò che spetta loro: la tredicesima, due mensilità arretrate, soprattutto notizie sul futuro. Ieri pomeriggio, accompagnati dai sindacati della Filca Cisl, sono scesi a Conegliano, al Comando della Finanza: «Vogliamo assicurarci che tutto si stia svolgendo nella maniera corretta». Hanno incrociato le braccia dopo l’annuncio della titolare, Amelia Canal, venerdì mattina: «Ho portato i libri in tribunale e presentato istanza di fallimento». Un fulmine a ciel sereno per loro che, fino a quel momento, stavano lavorando a pieno regime.

Ieri mattina, oltre ai 25 dipendenti dell’azienda, sono arrivati in via Verdi, in segno di solidarietà, cassintegrati e disoccupati da tutto il Quartier del Piave. L’agitazione scatta alle otto, quando dovrebbe iniziare il turno di lavoro. Ma della titolare, che ogni mattina apre i cancelli della Vidori, nessuna traccia: «L’azienda ha chiuso le porte e non ha lasciato entrare nessuno, anche volendo non potrebbero lavorare», commenta Marco Potente (Filca Cisl). Gli operai lamentano di aver ricevuto pressioni per continuare a lavorare altre due settimane, nonostante l’annuncio della chiusura imminente. Tra di loro ci sono tante donne, manodopera specializzata nella produzione di divani e mobili imbottiti. Eleonora, Rsu, si fa portavoce di tutte: «Lavoro ce n’era. Non capiamo il perché di questa chiusura improvvisa, senza avvertirci, senza consultazioni con i sindacati».

Una sua collega racconta che il marito era un dipendente della Doc Mobili, altra azienda che ha da poco chiuso i battenti. E con un’indennità di cassa integrazione come unica entrata, mantenere il figlio all’università diventa impossibile. In via Verdi è un via vai di fornitori e rappresentanti. Arrivano, vedono il picchetto, scendono per solidarizzare con gli operai: nessuno si aspettava di trovare i cancelli chiusi. Al massimo c’era stata qualche avvisaglia: la tredicesima del 2011 pagata in tre rate, una richiesta di cassa integrazione. Ma niente che facesse pensare all’istanza di fallimento. E per questo il sindacato vuole vederci chiaro, e ha accompagnato una delegazione di lavoratori alla Guardia di Finanza: «Qualcuno ha segnalato strane fuoriuscite di merce negli ultimi giorni. Vogliamo capire se ci sono stati movimenti anomali».

Segnalazioni tutte da verificare. Gli operai chiedono di far luce anche su un capannone con operai cinesi, poco distante, al quale la ditta avrebbe affidato alcune lavorazioni conto terzi, e su cui al momento non si riscontrano irregolarità. Il futuro dei 25 dipendenti, però, appare segnato. Il giudice nei prossimi giorni sancirà il fallimento della Vidori. Cisl sta cercando qualche imprenditore che possa rilevare l’attività, in modo da ricollocare gli operai. Ma la strada è difficilmente percorribile. Una volta sancito il fallimento, i dipendenti diventeranno creditori privilegiati. E potranno contare almeno su cassa integrazione o mobilità.

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