La famiglia con la pistola si sfida al poligono «È il nostro antistress»

Quattro pistole in casa, per una famiglia di quattro. La prima l’ha acquistata il capofamiglia, Gilberto Berto, di professione cuoco. La moglie, Katuscia Cannata, operaia, che ha iniziato a sparare tre anni fa, di pistole intestate ne ha addirittura due. «Una è stata acquistata per prestarla a nostra figlia Greta, che compirà 18 anni a gennaio, e a quel punto chiederà la licenza di porto d’armi», spiega il papà. La primogenita, Samantha, 23 anni, studentessa universitaria, il porto d’armi ce l’ha già, così come la pistola di proprietà. Ma anche la 17enne Greta spara da quando ha 16 anni. «La nostra è diventata una passione di famiglia», racconta Berto, cui è stasto dedicato un video da Repubblica.it e che anche ieri era al Centro di formazione per la sicurezza a Vedelago, campo da tiro privato. «Lo sport del tiro a segno un antistress», sottolinea Berto.
la sicurezza
«Mia moglie dice sempre che è ottimo come terapia di coppia, perché ci alleniamo insieme». Avere quattro pistole in casa non è una strategia per aumentare la sicurezza: «Le teniamo tutte quattro in un armadietto blindato, in cui le riponiamo scariche, anche se per legge non si è obbligati a ciò», precisa lo chef. «Visto che di giorno sono in giro preferisco essere certo che, in caso di intrusioni, nessuno possa farne uso. Se riuscissero ad aprire il caveau troverebbero un’arma equiparabile ad un martello». Anche nel Centro di Vedelago insegnano le regole per la sicurezza: «Qui teniamo un corso di difesa personale in cui si impara la normativa, ma soprattutto ad usare la testa prima delle armi» dice il fondatore Donato Milione, ex poliziotto residente ad Ospedaletto, «perché usare una pistola per difendersi deve essere l'ultima spiaggia».
i minorenni
Anche l’attenzione nei confronti dei minori è massima: «Mia figlia Greta, e tutti i minori, possono sparare dai 14 anni, ma solo con la supervisione di un istruttore che li segue da vicino, l’arma viene loro consegnata quando raggiungono la linea di tiro». Le ragazze si sono approcciate a questo sport per curiosità: «Il primo ad aver iniziato sono io», ricorda Berto. «Mia moglie ha voluto provare tre anni fa, poi anche le figlie hanno iniziato a fare domande. Ma anche per questo bisogna seguire un corso, così sono entrate in questo mondo». —
Maria Chiara Pellizzari
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